E il naso non alzar, s’io parlo schietto,
ché, se fossero pure stati buoni,
nella Raccolta sarebbono entrati.
Gli è ver, che in quella furono stampati
alcuni versi di certi coglioni,
che non valean un iota maladetto;
ma il Balestrieri ha detto
che essendo que’ cotali barbassori,
o dotti in greco, o marchesi, o dottori,
ei non volea rumori,
volendo anzi la quadra farsi dare,
che con quei spicchi s’ imbrigare.
Tu mo, che un bacalare
non se’, ma, al par di me, se’ un giovinetto
che di frega si muor di parer dotto,
sei andato di sotto,
da lui fosti scartato, voglio dire,
con altri, ch’or non giova riferire.
E guarda a non grugnire,
s’io ti faccio la barba a contrappelo,
ché questo, ch’io ti dico, gli è il Vangelo.
Vuoi ch’io ti lodi a cielo,
se non lo posso fare in coscienza?
Sarebbe come un darti l’eccellenza.
Con tua buona licenza,
a rivolger più i fogli ed i quaderni
ti suggerisco del mio santo Derni;
i trebbiani, i falerni,
che tu mi di’ che bèi pria di comporre,
lascia da un canto, o vadinsi a riporre:
chi indosso si vuol porre,
e affibbiar la poetica giornea,
uopo è che studi e soverchio non bea;
e se Orazio il dicea,
quando pur t’abbia a dir anch’io la mia,
e’ dicea una gran coglioneria.
Ma per venire al quia,
io ti ringrazio dell’onor mi fai,
della memoria che di me tu hai.