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Il Cannatà, che oltre il danno ha le beffe, soffrendo tanti danni materiali e morali per questo non volere giudicare da parte del Tribunale, non può avere dubbio che, mercè la sentenza della Corte, sì porterà ora definitivamente un termine alle sue sofferenze.

Cannatà non chiede che si condannino Polimeni e Caracciolo se non quando vi sono le prove — e queste vi sono una volta che essi sono rei confessi. Cannatà chiede a Voi — sapere se è possibile che in Italia restino impuniti dei rei confessi, sol perchè il magistrato, avendo commesso un primo errore, persevera in esso e malgrado la delega dell’autorità superiore, ripete lo errore, rifiutandosi di giudicare gl’imputati.

La quistione è tale che pare ai sottoscritti non meriti neppure l’onore della discussione, salvo a dare, occorrendo alla presenza della Corte, ulteriori chiarimenti.

Perciò i sottoscritti, difensori del Sig. Cannatà Girolamo fu Giovanni, parte civile, si limitano alla seguente

Conclusione


     Degnarsi la Corte accogliere l’appello del Pubblico Ministero avverso la sentenza del Tri-