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VIII.

L’“ASSO DEGLI ASSI”


F

u nell’inverno del ’17 e nei primi mesi del ’18 che la famiglia

degli «Assi» della caccia vide aumentare i suoi componenti. Quasi ogni giorno si apprendeva la notizia di nuove vittorie riportate dai nostri cacciatori aerei, e nuovi nomi venivano offerti alla giusta riconoscenza nazionale. Piccio, Baracca, Ruffo di Calabria, Baracchini, Ranza, ebbero presto degli emuli, dei concorrenti. Un sottotenente bresciano, Silvio Scaroni, del quale mai s’era sentito parlare prima, si rivelava in combattimenti e in vittorie che stupivano. Il 26 dicembre, nella famosa battaglia aerea di Treviso, Scaroni da solo abbatteva tre apparecchi nemici da bombardamento -un dopo l’altro, come se li avesse presi a cottimo. Ancillotto continuava sui «drakens» austriaci le esperienze della sua infallibile mitragliatrice; Marziale Cerutti altro bresciano compiva cose nel cielo del Grappa e degli Altipiani da meritarsi la scultorea definizione da Baracca - «anima persa», appunto perchè nei combattimenti si lanciava con una foga ed una irruenza che rasentavano la follia; Cabruna, il maresciallo dei carabinieri, si magnificava con le sue coraggiosissime mischie in cui, da solo, scompigliava e metteva in fuga intere squadriglie nemiche... - La cavalcata dei paladini alati I nostri aviatori da battaglia sorgevano dal cielo e guizzavano nell’atmosfera, seminando il panico e lo sbigottimento nelle tribù degli «Albatros», simili ai cavalieri erranti della Legende des Siècles. Si sarebbe detto che i versi di Victor Hugo avessero voluto prevedere le vertiginose scorrerie dei paladini alati anzichè evocare le troppe lente cavalcate di altri tempi: