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= BARACCA

preso i nostri sulle trincee ed irrompevano oltre la linea di queste, dalla vicina caserma di cavalleria i soldati dei due squadroni si gettarono a piedi all’arma bianca contro gli arabi e per qualche tempo combatterono da soli. Così morirono î due ufficiali e molti cavalleggeri. Solaroli, che io conoscevo, bravo ufficiale, che montava assai bene a cavallo e che spesso montava anche nelle corse con ostacoli, pare abbia combattuto lontano dagli altri, e sia rimasto solo perchè fu trovato a terra crivellato da venti ferite di pugnale. Per ora pare non vogliano mandare a Tripoli altra cavalleria, perchè l’acqua è scarsa, mancano i foraggi e i nostri cavalli non sono adatti a quei terreni sabbiosi: questo a noi dis piace perchè vorremmo concorrere alla guerra come le altre Arna. Ma era destino che non quella «piccola guerra» dovesse fare, nei giorni in cui tutto pareva grande a una nazione appena uscita di minorità, dai passi impacciati e gli occhi imbambolati, forse inconscia della sua forza, ma una più vasta, più addentro d’ognuno di noi, Veramente nazionale, la «Grande Guerra», nella quale — non fante nè dragone — ma soldato combattente della nuova Arma del cielo egli doveva profondere i tesori del suo ingegno € del suo valore e diven. tarne l’Eroe, il simbolo, il portabandiera.