Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
disse: – Che pazzie son queste, cantore, che voi dite? Farneticate voi, o che ci è? Tacete e non fate a quest’ora cotesti romori. Che avete voi, in nome di Dio? – Padre, – rispose alora il cantore, – io non farnetico, ma vi dico che il diavolo è in chiesa, ed io visibilmente con questi miei occhi l’ho veduto su la sepoltura di quell’uomo di cosí mala fama, che iersera sepellimmo. E credo che sia venuto per portarsene a l’inferno il corpo di colui. Questi dui giovini anco l’hanno veduto. – Domandato dal priore che cosa vista avessero, dissero il medemo che fra Giovanni detto aveva. Il perché il priore, pigliati seco alquanti di quei frati che quivi il romore aveva ragunati, scese giú ed entrò in chiesa. Ed avendo tutti la imaginazione di ciò che avevano inteso, si pensarono senza dubio, come videro l’asino, di veder il demonio infernale. Il perché tutti, tremando, si fecero il segno de la santa croce e ritornarono in sagrestia, ove il priore, fatto un poco di conseglio con quei padri che quivi erano, fece sonar a capitolo. Ed essendo tutti i frati uniti insieme, fece loro una essortazione, pregandogli tutti a far buon animo e non temere questa apparizione diabolica. Essortati ed animati, i frati andarono tutti di brigata in sagrestia, ove si vestirono de le vesti sacre e pigliarono tutte le reliquie che avevano. Ed avendo ciascuno qualche santa cosa in mano, con la croce innanzi, uscirono processionalmente, cantando divotamente la Salve regina. Per tutto questo messer l’asino, che se ne stava a suo bell’agio, punto non si mosse dal luogo che preso aveva. V’erano pochi che ardissero alzar gli occhi verso la bestia, e tutti erano cosí fermati in openione che il demonio ci fosse, che non vi fu mai nessuno che de l’asino s’accorgesse. Finita di cantar la Salve Regina, né per tutto ciò l’asino levandosi, si fece il priore dar il libro degli essorcismi, che si adopera a cacciar gli spiriti maligni dai corpi degli spiritati, e lesse tutte quelle vertuose parole che a simil ufficio si convengano. Né per tutto questo l’asino fece vista di volersi levare. A la fine il priore prese l’aspersorio de l’acqua santa, ed alquanto piú del solito accostatosi a l’asino, alzata la mano, quello cominciò col segno de la croce spruzzare d’acqua benedetta e, per la fissa immaginazione che in capo aveva, mai non s’avvide che non demonio ma asino era. Or, avendolo due e tre volte assai bene inacquato, o che messer l’asino sentisse la frigidezza de l’acqua, o pur che dubitasse col bastone de l’aspersorio esser battuto, veggendo tante volte il priore aver levata la mano come se bastonarlo il volesse, addrizzatosi in piè, con un orribile raggiar asinino, che con gran voce mandò fuori, cominciò a pettare,