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aveva il coperchio mezzo rotto e quivi fece il suo bisogno. Era quivi dentro entrato d’un quarto d’ora innanzi un buon compagno, il quale, essendosi incontrato in monsignorino Estor Visconte, che quella sera era restato fuori nel borgo con piú di cento dei suoi, si pensò aver dato del capo ne la guardia del capitano di giustizia. Egli, sentendo colui che scaricava il peso del ventre, per fargli paura, disse con una orrenda e spaventosa vose: – Oibò, quanta puzza è chilò! – il dire de le parole e il perseverare e indiavolar dentro la sepoltura fu tutto a un tempo. Ambrogiuolo, sentendo queste voci cosí a l’improviso, saltò in piedi e, tirate su le calze, pensando che i morti avessero parlato, cominciò a fuggire quanto le gambe il potevano portare; e colui che ne l’arca s’era appiattato saltò fuori ed urlando e braveggiando gli andava dietro. Ma il buon Ambrogiuolo non andò guari che incapò ne la compagnia del signor Estor, che a mezzo il borgo attendeva il padrone che era ito a giacersi per due ore con una bella giovane. Egli, pensando essere in mezzo de la guardia del capitano di giustizia, diceva tremando: – Signore, io non ho arme e vommene fuggendo, ché il diavolo è salito fuori d’una sepoltura e mi voleva inghiottire. – Quelli, de lá téma di costui avvedutisi, cominciarono, bravando, minacciarlo che lo volevano menar in prigione se non diceva loro ciò che andava a quell’ora facendo. Il povero uomo gli disse il tutto e nomò la giovane che andava a trovare. Era in quella brigata uno che conosceva la Rosina, il quale piú minutamente volle sapere come stava la pratica e il segno che faceva quando la notte voleva entrar in casa. Il cattivello, temendo di peggio, non gli celò cosa alcuna. Alora quello che conosceva la Rosina, chiamato da parte un suo compagno, lo pregò che per due ore tenesse Ambrogiuolo con buona guardia, perciò che egli voleva andar a provare la sua ventura. Il compagno gli promise d’intertenerlo, e legatolo con una corda d’archibugio, lo tenne sempre appresso di sé. L’altro, avendo inteso il modo che l’amante teneva per entrar in casa de la Rosina, non diede indugio a la cosa, ma dritto a la stanza di lei se n’andò, e, dando gli imparati contrasegni, sentí che l’uscio fu aperto, ed entrò dentro. Ella era a letto né ancora aveva ammorzata la lucerna, aspettando il suo amante. Ma come ella vide in luogo del suo Ambrogiuolo quest’altro, la cattivella restò tutta stordita. Nondimeno colui che era entrato le seppe sí ben dire e fare, che d’accordio entrarono nel letto e con gran diligenza batterono la lana, a ciò che il marito ritornando avesse da fare de le berrette.