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a chi prende quei bagni, sogliono dopo desinare ridursi per la piú parte sotto una costa de la montagna, la quale è di modo alta che, passate tre o quattro ore del matino, il sole non la può con suoi raggi battere. Eglino ne la minutissima erbetta a sedere se ne stanno, e in varii giuochi si trastullano. E mentre che di brigata si ragionava, sovravenne il dotto messer Benedetto Giovio, il quale, come fu dal signor Gasparo visto, fu da lui pregato che con qualche novella volesse aiutarci a passar quell’ora fastidiosa del caldo. Egli, che è gentile e piacevole, senza farsi troppo pregare disse: – Signori miei, io vi dirò una novella nuovamente a Como avvenuta, la quale, scrivendo io l’istorie de la mia patria, secondo che mio fratello messer Paolo Giovio scrive l’istorie del mondo, m’è quasi venuta voglia di scriverla ne le dette mie istorie. Né ancora so ciò che ne farò. – E cosí senza molto indugio ne narrò il castigo che fu dato a duo preti. Onde, sovvenutomi de la pena che voi deste ad un vostro chierico trasgressore dei vostri comandamenti, scrissi la detta novella, sapendo che molto vi piacerebbe. Quella dunque vi dono e sotto il nome vostro publico, rendendomi certo che sará impossibile che voi su questa materia non facciate qualche bello epigramma o qualche colta elegia. State sano.Novella XLIII

Don Anselmo e don Battista, credendosi giacer con una donna,
sono scornati ne la publica piazza di Como.


Egli è certissimamente, signori miei, un gran caso che cosí volentieri i preti bandiscono la cruciata a dosso a le femmine dei loro popolani, parendo proprio che quello sia piú tenuto che piú dei suoi parrocchiani manda a Corneto. Per questo ai giorni nostri sono i preti venuti in molto poca riverenza, che giá solevano tanto esser rispettati. Né di questo io mi meraviglio, essendoci molti di loro che meritarebbero piú tosto guardar i porci per i boschi che stare in chiesa a maneggiar le cose sacre, sapendo molto male leggere e peggio cantare i divini offici, e di quello che leggono nulla o poco intendendo; i quali, come ponno a qualche donna attaccarsi, quella di rado lasciano che non la piglino ai loro appetiti. Altri poi col collo torto infinite ne ingannano, e sotto specie d’esser buoni gabbano il mondo. Che diremo di quelli che, finita di dire la messa, se ne vanno a crapulare