Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
innanzi fatto; ma e l’uno e l’altro è vero, e udite come. Quando il re Pietro di Ragona prese l’isola di Sicilia, egli mandò in Affrica al re di Tunisi un ambasciatore che si chiamava Cheraldo di Valenza, il quale, essendo un dí menato in una cameretta del re, ove ogni cosa era velluto ed oro e sotto i piedi erano tapeti di seta finissima lavorati a la moresca, per dar piacere al re, che sommamente si dilettava che le cose sue fossero lodate, sputò ne la faccia d’un affricano schiavo del re. E dimandando il saracino giustizia al re, disse Cheraldo: – Signore, veggendo io la polidezza di questa camera, che è tanta che pienamente lodar non si può, ho pensato che voi abbiate menato costui con questo brutto viso qui a posta, a ciò che in quello si sputi, essendo la piú brutta cosa che qui sia. – Piacque senza fine il bel detto al re e la cosa in riso si risolse. Tutti dui, che questo sputamento fecero, furono spagnuoli, e per tanto pigliate qual piú vi piace. Basti questo: che un atto incivile, secondo che si fa, merta talora commendazione.
Io soleva questi anni a dietro, come sapete, il tempo de la state andarmene in Valtellina e quivi a Morbegno, ma piú spesso a Caspano e ai bagni del Masino diportarmi, mentre che i caldi duravano, e godermi quei freschi che ordinariamente ci sono, perché da mezzo luglio io, che altrove le lenzuola non posso a dosso sostenere, a Caspano la notte una buona coperta teneva. In quella terra sono di molti gentiluomini, i quali, ancor che stiano su quell’alta montagna, vivono nondimeno molto civilmente con delicati cibi e vini preziosissimi. E ben che tutta la valle faccia ottimi vini, nondimeno la costa di Tragona, che è sotto Caspano, gli genera di tutta eccellenza. Quivi tutto il dí si vedono grigioni e svizzeri, che vengono a comprare del vino. Ora essendo io con messer Giovanni Paravisino, dottore e dei primi gentiluomini del luogo, un giorno andato ai bagni del Masino per via di diporto, vi ritrovai molti gentiluomini milanesi e comaschi, tra i quali era il signor Gasparo Maino, che molto volentieri mi vide. Quivi, per fuggir il sonno del merigge, che dicono quei medici esser pestifero