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e dono, a ciò voi anco di quella giornata e dei suoi piaceri siate, leggendola, participevole. Ché se l’infermitá vi levò di poter partecipare dei cibi, non vi leverá giá ella che voi non gustiate quei piaceri che l’anime gentili cibano. Curate di sanarvi.Novella XXXIX
Don Giovanni Emanuel fu cavaliero molto nobile, ed appo il re Ferrando e la famosa reina Isabella, i quali acquistarono il reame di Granata, di grande stima e molto da loro amato. Era egli innamorato d’una damigella de la reina e le faceva una gran servitú, armeggiando per lei ed altre cavallerie facendo, come sogliono tutto il dí questi giovini cavalieri per le loro innamorate fare. Ma ella mostrava assai poco gradire la servitú di don Giovanni, o che ella fosse di qualche altro cavaliero innamorata, o che don Giovanni non le piacesse, o che altro se ne fosse cagione. Era don Giovanni molto altero, prode de la sua persona, liberale, magnifico, cortese, gentile, umano ma non molto bello e di statura mediocre. Egli, veggendo la sua servitú non esser grata a colei che sovra ogni cosa amava, si trovava il piú mal contento cavaliero che fosse nei regni di Spagna, e tutto il dí mai non cessava supplicar la sua donna che degnasse accettarlo per servidore e comandargli e far prova di lui, a fine che ella si potesse certificare che egli sovra tutte le donne del mondo la riveriva ed amava. Leonora, – ché cosí la damigella si chiamava, – o per levarsi questa seccaggine de le spalle o pur per far prova de l’amore e fede di don Giovanni, gli disse: – Cavaliero, io non posso cosí di leggero credere che voi tanto mi amiate quanto tutto il dí mi dite, perciò che voi uomini sapete troppo ben dire la vostra ragione e molte volte per ingannar le semplici donne fingete ferventissimamente amare ed ardere in mezzo a grandissime fiamme, e nondimeno sète piú freddi che gelata neve e punto non amate. Ond’io assai dubito che voi non siate uno di quelli che tante n’amano quante ogni dí ne vedono, e vorriano ognora cangiar pasto. Egli sará meglio che voi vi troviate in questa corte un’altra damigella che vi creda, perché io, a dirvi il vero, non sono molto disposta a darvi cosí facil credenza. – Don Giovanni, sentendo cotali ragionamenti, che tutti gli erano