Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
l’esser bello di corpo e ben vestito apportano grandezza ed accrescono la reputazione, cosí come per lo contrario la bruttezza e l’abito fanno talora disprezzare le persone di grado e qualitá. Il che manifestamente apparve questi dí, come ci narrò ben a lungo fra Gian Battista Cavriuolo, contando una novella che al Peretto a Modena avenne. La quale, perché mi parve per molti rispetti degna di memoria, avendola scritta, a voi la dono, che tanto sète fuor di cascar nel pericolo del Peretto, quanto che la natura v’ha dotato d’aspetto graziosissimo, di consuetudine affabile e dilettevole, e di buone lettere greche e latine quanto altro che ci sia, ché de la filosofia e teologia non parlerò, avendo voi in queste facultá pochi pari. State sano.Novella XXXVIII
Essendo la stagione, per gli estremi caldi che fanno, alquanto agli uomini noiosa, poi che s’è sodisfatto al culto divino, non mi par disdicevole con qualche onesto e piacevol ragionamento passar quest’ora del giorno favoleggiando, sapendo che i piacevoli parlamenti hanno non picciola forza a sollevar la noia de la mente ed anco d’alleggerir i fastidii del corpo. Sapete, padri miei onorandi, che del mille cinquecento venti fu celebrato il capitolo generale de la congregazione nostra, molto solenne e con sodisfazione grandissima di chiunque vi fu, ne la piacevole cittá di Modena, ove quel popolo con infiniti segni dimostrò la grande affezione che a l’ordine nostro porta, sí nel provedere abondantemente il vivere per molti dí a tanti frati, come anco nel frequentare continovamente gli uffici divini, le salubri predicazioni e le acutissime disputazioni che tutto ’l dí dottamente si facevano. E nel vero noi eravamo piú di quattrocento frati e tutti fummo benissimo trattati, e tanto piú fu mirabile la magnificenza dei modenesi quanto che, sapendo le nostre constituzioni non permetter che si mangi carne se non per infermitá, ci providero largamente di pesci ed altri cibi al viver nostro conformi. Studiava in quei dí ne la cittá di Bologna negli studii filosofici messer Giovan Francesco dal Forno, cittadino modenese, giovine di bellissimo ed elevato ingegno, il quale, essendo desideroso di mostrar ne la patria sua che non aveva a Bologna speso danari e il tempo indarno, cercò con istanzia grandissima ottenere dai