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pazzia, saltò su e gli prese il braccio per vietar che non si ferisse; ma non puoté esser cosí presta, né ebbe tanta forza che egli non si facesse una gran piaga nel petto. Vero è che la ferita fu sotto la poppa destra e andava verso il braccio, di modo che non si profondò troppo nel petto né fu mortale. Il sangue uscí in gran copia; pure si ristagnò in poco d’ora. Corse la fante a questo spettacolo e dicendo: – Oimè, che cosa è questa? – Teodoro, a la presenza di Cassandra, le narrò tutta l’istoria del suo amore, astringendola a pregar la sua padrona che di lui avesse pietade. La fante, che era buona compagna, mossa a compassione del povero ferito, a la sua donna si rivoltò e cominciò a favore de l’infermo a portar gagliardamente i pollastri. Da l’altra banda Teodoro non mancava a se stesso, aiutandosi con la lingua. Ora, che che se ne fosse cagione, parve che Cassandra alquanto s’intenerisse, e cominciò a confortar l’amante, essortandolo a far buon animo e attendere a guarire, e che piú non tardasse d’andare a farsi medicare. Teodoro non si voleva partire se ella non gli prometteva averlo per servidore. Tanto seppe dire, aiutandolo la buona fante, che Cassandra gli promise, come fosse guarito, di compiacergli. Si partí con questa promessa l’amante e lieto a casa n’andò, e ordita certa favola, che la notte precedente era stato ferito, fece venir uno cirugico, dal quale fu diligentemente medicato. E perciò che la piaga non era molto profonda, in poco di tempo guarí. Come fu guarito, ritornò al suo solito essercizio, tentando ogni dí Cassandra che gli volesse attendere quanto promesso gli aveva. Ella che, mossa da pietá e stimolata da la fante, aveva detto quelle buone parole per confortarlo, non giá perché avesse animo di far cosa meno che onesta, si ritrovava tanto di mala voglia che non sapeva ove dar del capo. A la fine, non sapendo che piú farsi, non la cessando mai Teodoro di molestare e la fantesca sempre essortandola a compiacergli, disse un giorno a l’amante: – Teodoro, tu sei pur deliberato non mi lasciar vivere, tanta seccaggine mi dai! Io son certa che se a mio marito dirò questa cosa, che tra lui e te nascerá mortale nemistá, ed io mai piú non sarò lieta. Per Dio, lasciami stare, io te ne prego, e non mi dar piú molestia; altramente tu sarai cagione che io farò cosa per la quale mai piú né tu né io saremo lieti. Io prima sono disposta di morire che macchiar l’onor mio. – Partissi alora Teodoro e, andato al palazzo, prese un notaio ed autenticamente fece libera donazione di quanto aveva a Cassandra, e poi andatosene a casa, con quel pugnale col quale prima s’era ferito, non gli essendo chi l’impedisse,