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quelli del Nilo, i quali per iscrivere sono perfettissimi. Ora, essendo questi dí venuto secondo la sua costuma di Levante, e ritrovandosi con molti gentiluomini e gentildonne di brigata in casa de la signora Ippolita Bentivoglia, ella lo domandò che devesse dire qualche cosa di nuovo de le novelle di Ragusi. Onde egli per ubidire rispose che narrerebbe un pietoso caso nuovamente in Ragusi avvenuto, essendo egli lá e conoscendo tutti quelli che ne l’accidente intervennero. Il perché, fatto da la compagnia silenzio, cominciò messer Giovanni a narrare la sua istoria; la quale, finita, empí di meraviglia e pietá tutta la compagnia. Finita che fu, la signora Ippolita mi comandò che io la devessi scrivere ed al numero de le mie novelle aggiungere; il che quell’istesso dí, essendo la novella non molto lunga, feci. Pensando poi a cui io quella devessi donare, voi subito m’occorreste, a cui io tanto sono debitore, sí per l’amore che sempre portato m’avete ed altresí per molti piaceri da voi ricevuti, i quali mi vi rendono eternamente ubligato. Quella adunque degnarete con quell’animo prendere che io al nome vostro l’ho intitolata. Vedranno costoro che cosí leggermente ne l’amorosa pania s’invischiano, quanto perigliose siano queste fiamme d’amore, quando regolatamente non sono governate. E certamente egli è pur un gran fatto cotesto: che tutto il dí veggiamo mille scandali ne le cose amorose, che sono mal governate, accadere, e non ci sappiamo poi ne le nostre concupiscibili passioni regolare. Ma dove io dissi «non ci sappiamo», deveva io dire «non ci vogliamo», perciò che se volessimo, non sarebbe chi ne sforzasse giá mai. Desideriamo adunque che il nostro signor Iddio per sua benignitá ci doni la mente sana in corpo sano. Né piú di questo; ma ascoltiamo ciò che il nostro Figino ci vuol dire di questa sua novella. Feliciti nostro signor Iddio tutti i vostri pensieri.Novella XXXVII

Teodoro Zizimo sprezzato da la sua innamorata
s’ammazza in Ragusa.


Poi che, signora mia eccellentissima, v’è piaciuto comandarmi che io con qualche nuova de le cose di Ragusi insieme con questa bellissima compagnia v’intertenga, ancora che io non sia in narrar novelle essercitato, tuttavia, volendo ai vostri comandamenti quanto per me si può ubidire, dirò brevemente uno strano e