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santo corpo di Cristo. Onde, perciò che egli né polacco né latino sapeva parlare, quando disse che non era dei suoi falli confessato, per fargli meglio intendere e capace di ciò che diceva, si percosse due e tre volte il petto in atto di contrizione. Il che veggendo il sacerdote, imaginò che egli dicesse sua colpa, come è costume in tal atto di fare, e che si preparasse a la recezione del santo sacramento. Indi, cominciata una sua diceria in pollacco e fatti mille segni di croce, prese in mano il Corpus Domini per darlo a l’infermo. Ma egli facendo tuttavia cenno che nol voleva prendere, teneva pur detto: – Messere, voi non m’intendete: nolo Corpus Domini. – Queste tre parole latine intese dal sacerdote, gli diedero a credere che l’infermo fosse fuor di sé e vaneggiasse. Il signor Girolamo, che da fanciullo era sempre stato nodrito ne le arme e solamente sapeva leggere, non sapeva altrimenti parlar latino, e quelle tre parole gli erano di bocca uscite non so come. E non sapendo piú chiaramente esprimere il suo concetto, si meravigliava meravigliosamente di questo caso, e non sapeva imaginarsi la cagione di quello. Mentre erano in questo conflitto, arrivò il servidore che aveva accennato al pollacco che voleva un’ostia, e visto questo apparato, s’avvisò che male era stato inteso. E fattosi innanzi, e veduto quello che a la chiesa era ito, le fece segno che mal aveva appreso le parole sue. Poi, presa in mano la pasta de le pillole, voleva dar ad intendere al prete a che fine aveva richiesta l’ostia, e teneva detto al sacerdote che a la chiesa se ne ritornasse, perché suo padrone non era per communicarsi. Il prete, veggendo quella pasta di pillole e non intendendo che cosa si fosse, pensò che volessero fare qualche maleficio col sacramento e che il padrone e i servidori fosser grandissimi ribaldi. Il perché, con questa mala credenza, rivolto a quelli che lo avevano accompagnato, cominciò a dire mille mali de l’infermo e dei famigli: che erano malvagi uomini ed incantatori e che quello che in letto giaceva voleva morirsi come un cane. – Cacciategli, – diceva egli, – di casa, a ciò che Dio insieme con loro non vi faccia pericolare. – Erano giá quasi mezzo mutinati quei polacchi per fare un male scherzo a l’infermo e servidori, quando sopragiunse uno del paese, che era stato lungo tempo a Roma e intendeva assai bene la lingua nostra. A costui narrò il servidore de l’infermo il caso de l’ostia; il che egli dichiarò a tutti i circonstanti. Del che il tutto si risolse in riso, ed il prete, ridendo anco egli, se ne tornò a la chiesa e mandò un’ostia grande a l’infermo per pigliar le pillole. Il quale, in breve guarito, se ne ritornò in Italia, e spesso fa, narrando