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rasoio radono fin sul vivo, cominciò né piú né meno a corteggiarla e vagheggiarla, come averebbe in questa terra fatto amando la piú nobile ed onesta donna di Milano. Ché se egli, come la vide e che gli piacque, fosse a buona cera andato a trovarla e dirle: «Signora, io son venuto a trastullarmi vosco per mezza ora», ella l’averebbe menato in una camera e giocato piacevolmente seco a le braccia; e a la prima scossa si sarebbe riversata suso un lettuccio e fatto di sé abondante copia al giovine; ed ogni volta che ci fosse voluto tornare, sempre sarebbe stato ben visto ed accarezzato. Ma egli, non si sapendo governare, s’appassionò di maniera de l’amor di quella, che non ardiva dirle motto, ma fieramente la guardava sospirando tuttavia. Ella, che subito se n’accorse, pensò, veggendolo riccamente vestito e d’aspetto liberale, che era un piccione di prima piuma e da cavarne profitto. Onde cominciò a pascerlo talora con la coda de l’occhiolino, facendogli assai buon viso; di che il semplice giovine impazziva. E pigliando pure un dí tanto ardire quanto la sua melensaggine gli dava, essendole appresso, le chiese di grazia con tremante voce un bacio. Ella cominciò a garrirlo e dirgli che era troppo presuntuoso e che ancora non l’aveva meritato. E da l’altra parte basciava amorosamente qualche altro uomo che quivi era. Poi, per piú dargli passione, diceva ad uno di coloro: – Andiamo un poco in camera a macinar dui sacchi di grano, – e cosí n’andava. Il misero giovine, piú impaniato che un augelletto nel visco, che vedeva colei esser ad altrui prodiga del corpo e a lui negargli un bacio, si sentiva di dolor estremo crepar il core. Durò questa berta piú di tre mesi; onde egli, disperato, ebbe modo d’aver acqua distillata mortifera, ed essendo ove ella era, molto affettuosamente, piangendo, la pregò che volesse compiacergli di star seco mezza ora in camera, e che farebbe da gentiluomo, donandole tanto che si contentarebbe. Ella mostrò sdegnarsi che avesse avuto ardire di chiederle cosí fatta cosa. Alora il giovine disse: – Io veggio che volete ch’io mora, ed io ne morrò, e voi restarete contenta. – E domandato un suo servidore che aveva in uno fiaschettino l’acqua stillata, quella tutta bebbe. Ritornò il fiaschetto al servidore, che non sapeva che acqua si fosse, e disse a la donna che restasse in pace. Ella, credendo che fosse una burla, se ne rise; ed egli, andato a casa e messosi a letto, la notte, senza che nessuno se n’accorgesse, morí.