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fredda stagione, dubitò forte che Claudio avesse fatto in casa del suo maestro alcuno misfatto, per lo quale egli vituperosamente l’avesse cacciato fora di casa. Onde, chiamati alcuni suoi parenti e riduttisi in una camera, cominciò severamente e con rigido viso, a la presenza di quelli suoi parenti, esaminare il figliuolo e astringerlo con menaccie a palesarli la cagione perchè fosse di quello modo stato cacciato via dal suo maestro. Claudio, che dubitava, non dicendo la verità, di essere aspramente battuto, narrò tutta l’istoria precisamente di quanto gli era occorso; il che fece ridere e insiememente meravigliare tutti quelli parenti suoi. Ma il padre suo, non dando intieramente credenza a le vere parole del figliuolo, doppo aver con li parenti suoi lungamente sovvra il caso assai cose dette, si deliberò condurre il figliuolo a Lione e confrontarlo con il maestro. Fatta questa conchiusione, fece vestire Claudio, e con quello si inviò verso Lione, tuttavia esaminandolo; il quale sempre li rispondeva di uno tenore, non sapendo altro che dire se non come il fatto era in effetto stato. Giunti che furono a Lione, il notaio, insieme con Claudio suo figliuolo, andò a trovar il mercante a la bottega, e colà trovatolo, li disse che voleva parlar seco. E così di brigata andarono ne la chiesa quivi vicina, che di Santo Eligieri si appella, chiesa in Lione molto onorevole e frequentata. Quivi arrivati, disse il notaio: – Sire, io desidero sapere da te la cagione perchè hai così vituperosamente cacciato via e tanto sconciamente battuto mio figliuolo che qui vedi; perciò che se egli averà commesso cosa che degna sia di gastigo, io lo punirò acerbissimamente. – Il buono mercante, tutto per vergogna in viso arrossito, non sapeva altro che dire se non che Claudio era uno ghiotto e che non valeva nulla e che a modo veruno nol voleva in casa. Onde, veggendo il notaio che il drappieri non sapeva in escusazione sua dire cosa valevole e che nel parlare si ingarbugliava, tenne per fermo che il caso fosse come il figliuolo avea sempre narrato. Il perchè in questa guisa disse: – Amico, poi che tu non vuoi servare le convenzioni che tra noi giuridicamente furono per scrittura autentica per mano di publico notaio fatte, che sono di tenere mio figliuolo in bottega tre anni, e, facendogli le spese, insegnargli il mestiere de la drapperia, tu mi restituirai li novanta scudi che per tale cagione ti diedi. – Il drappieri, vinto da la còlera, non solamente diceva non li volere dare uno tornese, ma che, non si partendo egli e il tristo di suo figliuolo, li menacciava di far loro fare sì strano scherzo che sarebbe a tutti dui rotto il capo. Onde, lasciatosi