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ora; e considerando la fatica che pensava quello avere durata, apprestò una collazione di ova fresche e di preziosi confetti ristorativi e migliore vino che in Lione si trovasse. Poi fece dimandare il marito e lo invitò a cibarsi e prendere rifrescamento per ristorar le forze. Come ser isciocco vide tante cose insolite apparecchiate, forte si meravigliò e dubitò che ella avesse da Claudio inteso come era stato con la Catarina, e a la donna disse: – Moglie mia, che apparecchiamenti sono cotesti? che vogliono dire tante carezze che fore del tuo consueto mi fai? – Che vogliono dire? – rispose la moglie. – Chi lo sa meglio di voi? devereste pure avere in la memoria la fatica insolita che questa notte durata avete. – In questo egli, mezzo in còlera, disse: – E che diavolo di fatica ho io durata? Io non ho fatto nulla. – Onde volendo levare fora del capo a quella, se de la Catarina sospettava, cominciò sagramentare che, al corpo e al sangue, cosa che si fosse egli non avea fatta. – Oh, – disse la donna, – io non sono già così trasognata, che sì tosto mi sia uscito di mente ciò che questa notte meco faceste Chè dapoi che mio marito sète, non vi dimostraste mai sì prode cavaliere, nè la metà faceste mai di quello che la passata notte operaste. – Non è così gran cosa, – rispose egli – correre una o due poste. – Una o due poste? – soggiunse la donna. – A la croce di Dio, io so bene che passarono sette. – A questa risposta restò il marito mezzo fuori di sè, e tutto a uno tratto, pieno di fellone animo contra Claudio, tenne per fermo che da quello, senza passare le Alpi, in una notte era stato cacciato sino a Corneto. Indi, senza pensarvi più su, vinto da l’ardente e furiosa còlera, andò in bottega, e di prima giunta li diede a pugno chiuso una gran percossa su il volto. Dato poi di mano a uno bastone assai forte e grosso per misurare li panni, che si chiama «canna» o «alla», quello con spesse bastonate da orbo li ruppe con gran furia addosso. Nè contento di averlo sì stranamente senza pettine carminato, lo cacciò con male parole fora de la casa, spogliatolo in farsetto con l’aita di altri suoi famigli, nè li volle dare mantello nè le altre sue robe. Il giovane, trovandosi così mal acconcio e liggiero di panni, si trovava molto di mala voglia. Ed essendo lo inverno e sentendo che il freddo il tormentava, si deliberò tornare a casa il padre a Borgo in Brescia, lontano da Lione cerca otto leghe; e così vi andò, e innanzi al padre tutto vergognoso e lagrimando sì presentò. Era il padre di Claudio in Borgo in Brescia notaio e uomo di buona fama, de li beni de la fortuna per pari suo assai agiato. Come egli vide il figliuolo presentarsi così male in arnese in quella