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errore e che non era astretto prete Santino a portar seco quei suoi cavati perpendicoli. E ragionandosi di questo in presenza di monsignor Stefano Poncherio, vescovo di Parigi e presidente del senato di Milano, il molto vertuoso messer Stefano Negro, gentil persona e dotta, narrò una bella novelletta; la quale io ora, da me scritta, vi mando e dono, a ciò che appo voi sia testimonio del mio amore. State sano.

Novella XXX

Un prete castrato porta a dosso i testicoli,
ed una fanciulla glieli mangia, credendo che fossero fichi.


Fu ne le contrade de la Provenza un prete Rocco da Montepelieri, il quale, essendo povero, s’andava procacciando il vivere col dire de le messe e andare agli uffici dei morti. E perché egli per qualche infermitá avuta s’era fatto castrare, andava dietro a la volgar openione e portava sempre in una sua borsa i suoi testicoli avvolti in un poco di carta, né detto mai averebbe la messa se la borsa a lato avuta non avesse. Ora avvenne che egli si acconciò per cappellano con uno di quei signori provenzali, che aveva moglie e teneva onorata famiglia. Prete Rocco altro non aveva che fare se non, a quella ora che piaceva a madama, dire la messa. Egli era molto allegro e diceva mille bei motti da ridere quando si trovava in compagnia, e sapeva far mille bei giuochi da intertenere una compagnia di dame sempre in festa. Per questo egli era molto caro a tutti. Aveva in casa questo signore una figliuola d’una sua sorella, che poteva aver da nove in dieci anni, che si chiamava Ginevra. E perché era bella fanciulla e piacevole, era molto da lo zio e da la zia amata e tenuta cara. Da l’altra parte ella si dilettava tanto dei motti e piacevolezze di prete Rocco, che da lui mai non si partiva. Egli poi le faceva mille vezzi e tutto il dí aveva da darle ora pera, ora pomi, ora nocciuole, ora ceragie ed ora fiori, ed ora una cosa ed ora un’altra, secondo che la stagione portava, di modo che mai non compariva senza qualche cosetta, e spesse volte si nascondeva in seno de le frutte, pigliandosi gran trastullo di veder che la fanciulletta s’affaticasse per trovar ciò che egli nascondeva. Era la stagione dei giorni caniculari, che in ogni luogo il caldo è grande, ma in Provenza è molto maggiore, ed assai sovente non si può dormir la notte, e bisogna il dí prender un poco di riposo. Onde dormendo in quei dí da merigge prete