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usura. Celando in petto poi il conceputo sdegno, aspettava alcuna occasione, tuttavia pensando a la vendetta. Fra questo mezzo ella scherzava col Gonnella come prima, di modo che pareva che de la beffa più non si rammentasse. Onde quando le parve avere assicurato il Gonnella, communicò al marchese quanto ne la mente coceva, e caldamente lo pregò che degnasse in questo caso aiutarla. Il marchese largamente le promise fare quanto ella voleva, e amorevolemente la avertì che guardasse bene ciò che faceva, perchè il Gonnella era tanto aveduto e scaltrito che saperebbe in uno tratto schifare tutti i suoi inganni. – Bene istà, – disse ella; – degnatevi pure fare ciò che io vi ricerco, e del remanente non vi caglia, e lasciate fare a me, e conoscerete che io saperò assai più di lui. Se io non lo gastigo, mio sia il danno, pur che voi non lo avertiate di nulla. – Aveva la marchesa fattosi secretamente portare uno gran fascio di bacchette di cornio, grosse come uno buono deto, e poi ammaestrate le damiselle e altre sue donne de la casa di quanto volea che facessero; e tra loro aveva distribuite le bacchette. Sapendo il signore marchese ogni cosa essere a ordine, disinando, chiamò a sè il Gonnella, e pian piano li disse a l’orechia: – Va e dirai a mia moglie che di quello negozio, che ieri ella mi ragionò, io ne ho parlato col gentiluomo che sa, e che io lo trovo molto mal disposto a l’accordio, allegandomi certe sue ragioni, le quali mi paiono assai apparenti, per le quali ha deliberato che per ogni modo la lite si veggia e se giudichi nel mio consiglio, e che io non lo voglio nè debbio sforzare. – Andò il Gonnella verso le stanze de la marchesa, e non essendo ancora fora de la sala ove il signore desinava, esso marchese il tornò a chiamare e li disse: – Tu le potrai far intendere che ella le faccia parlare dal guardiano de li frati di San Francesco, chè mi è detto che molto di lui può disponere, e che io altro rimedio non saprei trovarli, nè miglior mezzo di questo guardiano. Faccia mò ella. – Il buono Gonnella, che nulla sapeva de l’ordine posto da la marchesa, nè che questa ambasciata fosse vana e una cosa finta, andò allegramente ad eseguire quanto dal suo signore gli era stato imposto. Trovò adunque che la marchesana non si era ancora messa a tavola, essendosi quella mattina assai tardo levata di letto. Come ella vide il Gonnella, li fece uno bonissimo viso e li disse sorridendo che fosse il bene venuto, e che buone novelle reccava. Il Gonnella, fattale la convenevole riverenza, se le accostò, e con molte parole le ispose la finta favola de l’ambasciata del signor marchese. Mentre