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nome e cognome. Nè molto dopoi il giovane si partì, cui dietro a lento passo il balio andava. E così seguendolo, si scontrò il balio in uno facchino assai suo dimestico. E perchè i facchini sogliono essere prattichi di tutte le case de la città e conoscere quasi ciascuno, il dimandò chi era colui che con tre servitori innanzi andava, e se lo conosceva. – Come! – rispose il facchino. – Io sono assai dimestico in casa sua e vi faccio mille servigi la settimana. – E disse il nome e cognome e in quale contrada era la di quello stanza. Disse allora l’accorto balio, acciò che il facchino di nulla sospettasse: – Vedi quanto io mi ingannava! Io lo credeva essere uno altro al quale forte rassimiglia. – E il tutto poi a la patrona referì, come fu a casa. Onde ella, avendolo più volte al marito, quando viveva, sentito ricordare per molto nobile e ricco e costumato giovane, cominciò assai sovente mettersi a le finestre, per vedere se il giovane per quella contrada passava già mai. Onde ella in questo ebbe la fortuna assai favorevole, perchè il giovane non poteva per la via dritta andarsene al palagio del podestà, ove aveva una lite e sovente vi andava, che non passasse dinanzi la casa di essa vedovella; del che ella, poi che se ne accorse, ne ebbe piacere grandissimo. Il perchè, assai spesso veggendolo andare e ritornare per quella strada, si accorse che, se talora egli non era in compagnia di uno suo avocato e uno procuratore, ne le cui mani era posta la sua lite, che mai di brigata con altri nol vedeva. Medesimamente, cavalcando per la città, sempre solo cavalcava. Così se ella in carretta a diporto per la terra andava, come è generale costume di tutte le gentildonne, sempre solo l’incontrava, chè seco non menava per l’ordinario se non uno paggio e dui o tre servitori, avendo nondimeno egli in casa numerosa famiglia. Quando il giovane incontrava la vedovella, o fosse in carretta o vero a piede, egli sempre con la berretta in mano e uno onesto chinar il capo le faceva riverenza, come è lodevole costume ogni gentiluomo riverire e onorare le gentildonne. Ella medesimamente non a lui solo, ma a tutti quelli che se le inchinavano, con onestissimo abbassar di testa e, secondo li gradi de le persone, con basse riverenze, rendeva loro il debito onore; ma di tal maniera si governava, che nessuno si poteva accorgere che a uno più che a uno altro ella fosse affezionata. Amava ella non mediocremente il giovane; ma, come saggia e molto prudente, in veruno atto il suo amore non discopriva. Piacevale senza fine la beltà e modestia che il giovane ne l’andare e atti suoi dimostrava, e tanto più le aggradiva quanto che non pratticava quasi con nessuno.