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vi diportate, non vi può fatica nè periglio alcuno levarvi le fiamme amorose fora del petto, nè tòrvi che di continovo non siate in schiera degli incatenati amanti sotto il vessillo de l’amore. State sano.

NOVELLA XXV


Ciò che facesse una ricca, nobile e forte bella gentildonna


rimasa vedova. Nè più si volendo rimaritare, nè possendo


contenersi, con che astuzia provide a li suoi bisogni.


Passando io per Milano, signori miei, intesi da uno amico mio come poco innanzi vi fu e ancora vi era una gentildonna vedova, la quale, essendo forte giovane, ricchissima e molto bella, deliberò più non si rimaritare, ancora che non passasse ventidui anni. Aveva ella uno picciolo figliuolino in culla, che non era ancora uno anno che al marito partorito avea. E venendo il marito a morte, fece il suo testamento, lasciando il figliuolo erede universale. A la moglie accrebbe di dote cinque millia ducati, lasciandola, come dicono essi lombardi, donna e madonna del tutto, senza essere ubligata a rendere conto de l’amministrazione, eccetto che non voleva che potesse alienare beni immobili nè per vendita nè per pegno. Rimasa adunque vedova, attendeva a governare il suo figliuolino. Dimorava ella in uno soperbo palazzo, tanto bene fornito di bellissimi razzi e alessandrini tapeti e di ricchi e vaghi fornimenti di letti, quanto altro che in Milano ci fosse. Teneva anco una onoratissima carretta con quattro bravi corsieri, e ben che non tenesse tanta famiglia e servitori quanti ci erano vivendo il marito, non di meno aveva molti che la servivano, e tra gli altri uno canzeliere assai vecchio che stato era col suocero suo e col marito, uno fattore fora a le possessioni e uno maestro di casa attempato, con dui staffieri e alcuni paggi. Avea anco alcune donne con il balio e la balia. Voleva poi che ogni sera a competente ora tutti si retirassero a le loro camere; e come il palagio la sera si serrava, si faceva portare le chiavi de le porte a la sua camera, e tutta la notte le teneva. E così quietamente con grande onestà se ne viveva, nè troppo pratticava con parenti, e meno con altri, facendo vita solitaria, con fermo proposito di più non si legare a nodo maritale. Ella era nobile, avea buona dote e sovvradote, era stata maritata molto altamente, e si teneva per fermo che in cassa non le mancassero molte migliaia di ducati, sapendosi le rendite grandi