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in Piemonte del re cristianissimo salute


Essendo a la espugnazione e presa di Barge, fatta dal valente signore Cesare Fregoso, il gentilissimo signore colonnello, il signore Lelio Filomarino, ferito di una palla di arcobuso, instrumento diabolico, mentre a paro a paro del signor Cesare sotto la ròcca combattevano, io, per l’amicizia che con il detto Filomarino aveva, andava ogni dì due volte a visitarlo, o se dagli affari era impedito, il mandava a vedere. Avene una volta che, essendo io ito per visitarlo, trovai che tutti se ne ivano fora di camera, perciò che, avendo la precedente notte molto male dormito, voleva alquanto riposare e ristorarsi dormendo uno poco. Era quivi tra gli altri il signor Berardino de li Gentili da Barletta, luogotenente del detto signor Lelio; il quale, come mi vide, salutandomi venne verso me e mi disse: – Bandello, il signor Lelio ha travagliato tutta notte e ora si è messo per riposare uno poco. Andiamo a dare una volta per lo giardino di questi frati, – perchè era il signor Lelio alloggiato in San Francesco. E così di brigata vi andassemo. Quivi diportandosi e con varii parlari passando il tempo, uno soldato napoletano disse al signore Berardino: – Io ho inteso, signore, come il Bandello si diletta di scrivere li varii accidenti che avengono, così in amore come in altre materie. Però mi persuado che tu li farai cosa grata a narrargli il caso che questi dì narrasti al signor Lelio. – E aprendo io la bocca per pregarlo, egli, che cortese, e secondo il suo cognome, è molto gentile, non sofferse essere pregato, ma si offerse a dirlo; onde sotto uno pergolato postosi su le panche a sedere, egli molto leggiadramente il caso amoroso ci narrò. E tornato io a l’albergo, lo descrissi. Pensando poi, secondo il mio costume, cui donare il devesse, voi subito mi occorreste, perciò che spesso parlare di amore solete. Oltra poi che volontieri ne ragionate, non ostante che tutto il dì in questo nostro felicissimo esercito al caldo e al freddo, di notte e di giorno armato, cavalerescamente