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coltello miseramente lo svenò; e lasciatolo morto in terra, se ne andò per li fatti suoi. Si levò la piazza a romore e tutti corsero a lo spettacolo veggendo colui come ubriaco o forsennato, dare bastonate da orbo. Nè vi fu persona che mai osasse approssimarsi a lui nè sgridarlo, per tèma che egli loro non desse che le busse. Fu subito rapportato il caso al marchese, il quale, rivolto al Gonnella che seco era, sì gli disse: – Per mia fè, tu sei pure a questa volta stato il magro astrologo, chè invece di avere predetto una gran mischia e morte di una persona, la cosa si è convertita in la morte di messer l’asino. – Il Gonnella, mostrandosi meravigliare, disse: – Signore mio, uno minimo punto che nel calcolare si erri è cagione di questi falsi giudicii. Ma io voglio tornare a calcolare di nuovo, per vedere ove consiste il fallo. – E quantunque la cosa non si risolvesse come avea predetto il Gonnella, pensò perciò quello devere essere molto dotto, e deliberò mettersi a la prova per vedere se poteva imparare questa arte di indovinare, e ne tenne proposito col Gonnella. Il quale, veggendo il suo aviso andare di bene in meglio, disse: – Signore mio, a me dà l’animo, avanti che passino quindeci giorni, darvi tale principio, che poi per voi stesso con alcuni precetti che vi darò, saperete indovinare. Ma bisogna per questi quindeci dì che io dorma in camera vostra, e meco verrà il vostro medico che parlò tanto bene di me. – Si contentò il signore; onde di notte facea messer lo Gonnella levare su il marchese e il medico, e li mostrava ora la stella di Giove, ora di Venere e degli altri pianeti, col Carro e altri segni. Imparò benissimo il marchese in pochi dì queste cose. Il medico sputava tondo, e li pareva che il Gonnella fosse uno grande astrologo. Si avea da uno speziale il Gonnella fatto fare cinque pillole che risolvesseno il corpo senza nocumento, e, parendoli tempo dar fuoco a la bombarda, le prese tutte cinque una sera, le quali cerca la mezza notte cominciarono a movergli il corpo. Onde, sentendo che il medico dormiva con la panza in su e sornacchiava a bocca aperta, si levò cheto cheto, e rivoltato il culiseo su la faccia del medico, con un gran ribombo di ventre gli scarricò il mal tempo su il viso, e più di sette dramme gliene cadêro in bocca. Il povero medico, tutto impastato in quella lordura, si destò, e volendo gridare, fu sforzato ingozzarne parecchie oncie, di modo che, borbottando, destò il marchese. Il quale, sentendo tanta puzza e il rammarico del medico, disse: – Che diavolo fate voi? chi ha caccato? – Il Gonnella, che già era uscito di letto, disse: – Marchese, vedete che io ho sodisfatto al debito mio e vi ho fatto astrologo; chè a mezzanotte, a l’improviso, senza