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in lingua contadinesca bergamasca. Onde, avendo la signora Isabella da Casate, a la presenza de la magnanima eroina la signora Ippolita Sforza e Bentivoglia, narrata una beffa di esso Gonnella fatta a uno suo signore, quella ho descritta e al nome vostro dedicata, in testimonio de la nostra amicizia e di tanti piaceri da voi ricevuti. Ricevetela adunque con quello animo che io ve la mando, e state sano.

NOVELLA XXIII


Il Gonnella fa una piacevole beffa al marchese Nicolò da Este,


signor di Ferrara e suo padrone.


Fu il Gonnella per origine fiorentino, figliuolo di uno mastro Bernardo, che teneva una bottega ne la quale faceva guanti, borse e stringhe e simili altre cose di cuoio, e per essere uomo di lodata vita, era spesso eletto rettore dei laudesi di Santa Maria novella. E non avendo altro figliuolo che il Gonnella, lo mandava a la scola a imparare e il nodriva molto costumatamente. Era il fanciullo di bonissimo e perspicace ingegno, e imparava grammatica molto bene; ma era grandemente inclinato a fare de le beffe piacevoli a questi e quelli, di modo che per le sue piacevolezze era a tutti carissimo. E non li piacendo la stanza di Firenze, e meno l’arte esercitata da suo padre, essendo già di cerca venti anni, senza prender congedo dal padre se ne venne a Bologna; ma poco vi dimorò, chè, udendo la fama del marchese Nicolò, si deliberò farsi cortegiano di quello. E così si ridusse a Ferrara, ove seppe sì ben governare i casi suoi, che si acconciò per camerieri col marchese Nicolò con buono salario. Nè guari in corte dimorò che, con le sue piacevolezze e berte che faceva, acquistò l’amore di ciascuno, di maniera che il marchese cominciò non volgarmente ad amarlo e monstrare con molti segni che l’aveva carissimo. E dimesticandosi con esso lui familiarissimamente, in poco di tempo crebbe tanto l’amore suo verso il Gonnella, che pareva che senza quello vivere più non sapesse. Era il Gonnella aveduto, scaltrito e ricco ne li parlari di pareri e di propositi; e ciò che proponeva, sempre con alcuna apparente ragione confermava. Era poi eloquentissimo col suo parlar toscano, di maniera che persuadeva ogni cosa a chi voleva. E come mi soviene assai volte avere udito dire a mio avo, che diceva essere stato dimestico del Gonnella quando ancora egli era cortegiano, devete sapere che le buffonerie e piacevolezze che