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male. Il marito, che fore di misura amava la moglie e del suo amico non poteva credere male, commandò a sua madre e a suo fratello che più di quella materia non li facessero motto, dicendo che voleva che il suo amico potesse di giorno e di notte venire in casa e starsi in camera sua con la moglie, perchè bene li conosceva e sapeva che di loro poteva liberamente fidarsene. Avendo poi preso alcune lepri, due ne mandò a l’amico suo già detto a donare. Il mattino seguente, essendo insieme con il suo detto galante compagno, li disse quanto gli era stato detto, ma che certamente a loro niente credeva. Al che egli rispose che molto senza fine di core lo ringraziava, e che di lui si poteva fidare come di fratello suo proprio; ma poi che sua madre e il fratello aveano contra di lui a torto sì mala openione di lui, che egli più per lo avenire non pratticheria in casa. Allora ser non so che mi dire entrò in còlera, e che voleva che come prima ci pratticasse. Non vi pare egli, signore mie e voi signori, che la moglie l’avesse bene acconcio e saputolo galantemente farselo suo? Ma poi che egli così voleva, non fu meraviglia se gli amanti si seppero dare buono tempo.


Il Bandello al nobile e cortesissimo


messer Gioanni Comino salute


Veramente il nostro molto festevole e gentilissimo Boccaccio deveva ottimamente sapere ciò che diceva quando egli ci lasciò, ne la novella di Rinieri lo scolare e di monna Elena, scritto che la cattivella non sapeva che cosa fosse mettere in aia con gli scolari. Ci sono alcune donne che più del devere presumeno del fatto loro e poco conto tengono degli scolari, perchè, veggendogli andar in abito quasi da prete, si pensano che siano uomini fatti a l’antica, e di loro si beffano, perchè vorrebbero di que’ giovani bravi che portano sovra la berretta il cervello e la spada in traverso, che con la punta menaccia a la stella di Marte, e spesso bravano in credenza. Ma se elleno conoscessero ciò che vagliono gli scolari e quello che sanno fare, giovami di credere che non scherzarebbero con esso loro. Sono per l’ordinario gli scolari buoni compagni, aveduti, scaltriti, e sanno vie più