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rimedio e molto profittevole a cacciare via la quartana. Egli, che nessuna cosa al mondo a paro de la sanità del marchese non desiderava e, tutto il giorno in questo pensiero, mille rimedii si andava imaginando, deliberò tra sè provare se una estrema paura lo poteva guarire. Onde, avendo notato che esso, andando quasi ogni dì a diportarsi, il più de le volte si prendeva uno gran piacere di passeggiare lungo la riva del Po, ove era uno boschetto di salci e di pioppe, e quivi sopra l’orlo de la riva fermarsi a contemplare il corso del corrente fiume, si pensò che non vi essendo l’acqua nè molto rapida nè profonda, e la riva non più alta di cinque o sei spanne, da quello luoco gittar giù il buon marchese, e con così fatta paura cacciarli via la quartana. Onde, conoscendo che non vi era pericolo de la vita ma solo il danno di bagnar le vestimenta, essendo colà per iscontro uno molino, parlò col molinaro, e li diede ad intendere che il signore voleva fare una paura a uno suo camerieri, facendolo da cotale riva gittare giù ne l’acque; ma acciò che non pericolasse, che esso mugnaio con uno famiglio, come vedeva il marchese comparire, egli con una barchetta si appropinquasse al luoco, e mostrando di pescare, aiutasse il caduto camerieri. Gl’impose dapoi, per quanto avea cara la grazia del signore, che di questa cosa non facesse motto con persona. Nè guari stette che diede effetto al suo intento. Passeggiava il marchese una matina nel boschetto, e già il mugnaio si era al luoco accostato, quando il Gonnella, che solo col marchese era, vedutolo fermare su la riva, li diede una gran spinta e il fece tombare in Po e subito se ne fuggì, avendo già per tale fatto apprestato per sè e uno servitore duo buoni cavalli; e di lungo se n’andò a Padoa al signor di Carrara, che era suocero del marchese. Corse il mugnaio e ritirò ne la sua barchetta il marchese, che vie più di spavento e paura ebbe che di danno, anzi ne conseguì l’intiera liberazione del suo male, perchè da la quartana restò in tutto libero. Non ci era persona che giudicasse che il Gonnella avesse ciò fatto per affogare il marchese, ben che il perpetrato atto paresse loro troppo fora di ragione. Il marchese altresì, che amava il Gonnella, non sapeva che si pensare, nè poteva al vero apporsi di tale burla, massimamente essendosi esso Gonnella ridutto in potere di quello di Carrara, che del marchese era socero. Nondimeno il marchese, essendosi tornato a Ferrara, al suo consiglio commise che cotale eccesso giudicassero. Quelli consiglieri, avendo giudicato il caso essere temerario e di mala sorte, e che il Gonnella era caduto in delitto di offesa maiestà, diedero la deffinitiva sentenzia: che se mai cadeva