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andava verso casa senza monstrare in viso uno minimo segno di vergogna, come se da uno paio de nozze se ne ritornasse.


Il Bandello al valoroso e gentile signore


il signore Gieronimo da la Penna perugino salute


Devete, signor mio, ricordarvi che, essendo voi in letto infermo de febre quartana, io venni a visitarvi; e confortandovi, come si suole fare quando uno visita il suo amico amalato, vi dissi che il male vostro non era mortale, usandosi communemente in vece di proverbio dire: – Quartana non fa sonare campana. – Vi dissi anco che altre volte avea inteso da non so chi, come a l’improviso una subita e grandissima paura fatta a uno quartanario, che senza dubbio quello liberava da essa quartana. Voi mi rispondeste che molto volentieri aveste voluto che una grande e spaventevole paura vi fosse stata fatta, affine che voi rimanessi libero da quello fastidioso male, che ogni quarto giorno sì fieramente con quello così freddo tremore e battere di denti vi assaliva e vi tormentava. Ora, essendo io tre o quattro giorni sono nel giardino del nostro gientilissimo signore Lucio Scipione Attellano, vi era anco messer Galasso Ariosto, fratello de l’ingenioso e divino poeta messer Lodovico Ariosto. Esso messer Galasso è continovo ospite del signor Lucio Scipione. Io dissi loro de la vostra molto fastidiosa quartana e quanto insieme avevamo ragionato, Onde a questo proposito esso messer Galasso, a proposito di cacciar via la quartana, ci narrò una istoria. Io subito la descrissi, e descrivendola conchiusi ne l’animo mio che, devendosi mandare fori con l’altre mie, ella arditamente si dimostrasse col vostro nome in fronte. E così ve la mando e dono. Attendete a guarire e vivete di me ricordevole. Bene vi prego che al nostro signor Cesare Fieramosca e a messer Giovanni de la Fratta facciate vedere essa istoria, che per essere da me scritta, so che volontieri la leggeranno. Vi dico di novo che attendiate a guarire e vivere allegramente.