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Figliuolo e amico mio, – soggiunse il duca, – non temere e non piangere, perciò che prima che io mora, nostro signore Iddio manderà qui uno uomo di molto maggiore consolazione e giovamento per te, che io non sono stato. – Si erano partiti il duca e Alberto pochi giorni innanzi da l’eremitorio, che era nel contado di Pisa, e ridutti in uno luoco selvaggio del vescovato de la città di Grosseto. Andò Alberto a ritrovare il sacerdote e lo condusse al romitorio, ove trovarono il santo duca disteso su la ignuda terra, con le mani innanzi al petto giunte e gli occhi elevati e indirizzati verso il cielo. Ed ecco in quello istesso punto arrivare uno, nominato maestro Rainaldo, dottore di medicina, che in quelle contrade era molto famoso e di grandissima stima, il quale, abbandonando quanto possedeva, veniva a quello romitorio per istarsi con li dui romiti e fare de li suoi peccati penitenza. Questi era di cui predetto ad Alberto avea il duca poco avanti. Ora, veggendo che il duca era in termine di passar a miglior vita, non restò di aprirli l’intenzione sua. Il duca li rispose che fosse il ben venuto e che nostro signore Iddio il mandava, perchè insieme con Alberto, suo carissimo compagno, vivesse in quello romitorio. – Io, – diceva il santo duca, – non posso lungamente dimorare con voi, essendo venuta l’ora de la fine de li giorni miei, per andare a rendere conto de le mie operazioni innanzi a l’eterno giudice. Pertanto vi prego che, dopoi che sarete alquanto dimorato col mio buono amico Alberto in questo luogo, che vogliate tutti dui andare visitando quelli pochi romitorii, che io con la grazia di Dio in Toscana ho fondati, ove troverete alcuni buoni romiti. Non mancherete confortarli e esortarli a perseverare di bene in meglio e non rallentare in modo alcuno il santo proposito di servire al nostro signore Iddio. Voi doppo ritornerete qui, ove attenderete con diligenza adunare degli altri romiti, e ogni dì aumentare il loco e li servi di Dio. – Dati alcuni altri ordini, il santo duca con grandissima divozione si confessò e prese tutti li santi sagramenti de la Chiesa, e il dì seguente rese l’anima al suo Criatore. Concorse miracolosamente tutta la contrada a li funerali del santo uomo e le esequie solennissimamente si fecero. Fu poi da la Chiesa, provati li miracoli, canonizzato. Medesimamente Alberto visse così santamente, che a la fine meritò ancora egli ascendere in cielo. Il testamento di esso duca Guglielmo fu eseguito, perciò che Lodovico giovane, figliuolo di Lodovico sesto, cognominato Crasso, prese per moglie Leonora, primiera figliuola del duca; ma poi che sarebbe troppo lungo a dire, la repudiò. Non fu mai da nessuno re di Francia fatto più felice matrimonio