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vini che avemo ne le contrade del vostro ducato, io vi ho sovente veduto attristarvi e desiderare di quei nostri vini. Sapete bene come sète uso a vivere, e che volete i miglior cibi che si possino trovare, con tante variatati di manicaretti, conditi con odorate e preziose speziarie; cose tutte che ne le soletudini non si trovano. Voi stare solo non volete, anzi di continovo amate la compagnia di compagni allegri e che vi tengano gioioso; nè sapete vivere senza la flessianima melodia de la musica. Onde avete nel dominio vostro tanti e tali cantori, che in tutta Franza non si troveriano già mai li migliori musici. In vece di questi sarete astretto udire urlare lupi e gli strani rumori de le spaventose voci di selvaggi e fieri animali. Taccio mille e mille altri incommodi che vi converrà patire. Però, signor mio, io vorrei che voi pensassi che ne lo stato ove sète, e in casa vostra, averete meglio il modo di poter fare molto migliori e più sante opere e vie più grate a Dio, che andarvi a perdere in uno eremitaggio. Voi in quelli luoghi solitarii a nullo giovarete se non a voi stesso, ove, remanendo ne lo ducato vostro, con li vostri beni temporali che nostro signor Dio abondevolmente con larga mano vi ha donati, potrete nodrire poveri assai, governare in pace li vostri popoli, difendere le vedove e pupilli, maritare assai povere giovanette che non hanno il modo di mettersi a l’onor del mondo, riparare i luoghi sacri, fondare altri monisteri per religiosi e donne, e molte altre opere di carità che meglio di me voi sapete. Questo voglio, signor mio, con ogni debita riverenza avervi detto per sodisfare in parte a l’obligo de la mia verso voi fedelissima servitù. – Qui tacque egli, e gli altri dui compagni furono pure del medesimo parere di Alberto. Il duca, udito che ebbe il suo segretario, e vide gli altri dui essere de la openione unitamente di quello, in questa guisa loro rispose: – Figliuoli miei carissimi, a questo animo che verso me dimostrate, io conosco apertamente l’amore che mi portate non essere armato di vera carità ma tutto carnale, perchè avete molto più riguardo a la sanità del mio corpo che a la salvazione de l’anima mia, la quale incomparabilemente merita vie più di deversi procurare e apprezzare. Voi mi dite che sono vecchio, come in effetto sono; e perciò, per le follie commesse ne la mia giovanezza, voglio macerare questa mia fastidiosa vecchiezza e ammendare, quanto per me sarà possibile, le sconcie cose per me perpetrate, acciò che nostro signore Iddio in grado prenda la mia buona volontà e meco usi de la sua infinita misericordia. Sì che, se per lo passato ho sempre avuti tutti gli agi e tutte le commodità che ho saputo desiderare,