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che la maritata si era destata e in effetto avendo assai più caldo che non voleva, disse a la maritata, non pensando più innanzi: – Sorella mia, io cangierei volentieri loco con voi, perchè qui in mezzo io mi muoio di caldo e non oso voltarmi verso lo scolare. – Che fa egli, il dormiglione? – soggiunse la maritata. – Egli, – rispose la vedovella, – si dorme come una marmotta, e da che si corcò non si è più mai destato. – E nondimeno da tre volte in su, senza cangiar vettura, avea corso le poste. Cangiò adunque luoco la maritata e andò a lato de lo scolare; il quale, sentendo non molto dopo la vedova dormire, rientrò più volte in possesso de li beni de la maritata, macinando; e così destramente macinò che l’una non si accorse de l’altra già mai. Onde le donne assai liete e contente, come fu giorno, si levarono. La maritata poi una sera, cenando col marito e con lo scolare, disse al marito che le era stato narrato da una sua vicina quanto a lei era successo, ma cambiò li nomi de lo scolare e de la vedovella; e sovente con lo scolare, ridendo, diceva che la vedovella era una gran dormigliona. Ma lo scolare, che sapeva come la cosa stava, avea gran piacere di avere in quello modo le due donne trattate.
Il Bandello al magnifico e dottissimo filosofo
e poeta soavissimo messer Geronimo Bandello
cugino carissimo salute
Mi fu bisogno, come sapete, questo novembre passato, per certi negozii di grandissima importanza passare in Francia e andare a la corte del re Lodovico di questo nome duodecimo, che si teneva a Bles, lungo il fiume Legeri, che da’ francesi volgaremente si chiama Loera. Il viaggio nel vero è stato assai lungo, e da l’Alpi sino a la corte, per essere il verno, molto faticoso per cagione de le continove e altissime nievi e degli indurati ghiacci, che, cavalcando, di continovo forza è calpestare. La medesima fatica si prova al ritorno. Questo bene ci è: che il camino è sicurissimo, e vi si può cavalcare di notte e di giorno con l’oro in mano