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gli piacque, e si mise in animo di provare se di quella poteva diventare possessore. Onde cominciò con la coda de l’occhiolino, quanto più destramente poteva, amorosamente vagheggiarla. Ella, veggendo lo scolare in quella casa molto dimestico così del marito padrone de la casa come anco de la moglie di quello, senza pensarvi alcuna malizia, credette che egli fosse parente loro. E parendole lo scolare tutto costumato e di buona grazia, mostrava non despiacerle che da quello fosse amata. Onde assiduamente conversando in quella casa, e il più de le volte ritrovandovisi lo scolare, ella cominciò farli buon viso e mostrarli che di lui le calesse; ma si governava in modo che non voleva che la donna de la casa se ne avedesse. Accortosi il giovane di questo, per non guastare la coda al fagiano, navigava ancora egli sotto acqua; e non avendo commodità di poterle parlare segretamente, con gli occhi si aiutava. Le scrisse poi una amorosa lettera, la quale destramente le diede. Ella la prese e la lesse, e li fece risposta che non meno amava lui che egli lei amasse, ma che non vedeva commodità di dargli udienza segreta: per uno fastidioso cognato che in casa avea, non era possibile; pregando quello che, in casa ove pratticava e che ella soleva spesso venire, sì guardasse da la padrona de la stanza di non parlare in segreto, perchè ella direbbe ciò che vedesse al fastidioso di suo cognato. Piacque molto a lo scolare che la vedovella non avesse sospetto de la prattica che egli con la padrona de la casa avea, e andava tuttavia chimerizzando come farebbe a godere essa vedovella, la quale medesimamente non meno desiderava provare gli abbracciamenti del giovane, che egli si facesse quelli di lei. Avenne indi a poco che andò fore di Pavia il padrone de la casa, e non era per tornare fra quattro o cinque dì. Il perchè la maritata invitò per cena e a letto il suo scolare, che di grado accettò l’invito. Andò lo scolare buona pezza innanzi cena a trovare la sua donna, perchè, come detto vi ho, egli per la dimestichezza che col marito avea, andava da ogni ora in quella casa senza rispetto veruno. La donna poi, per potere più liberamente da ogni ora essere con l’amante, tenne tal mezzo con quelle sue massare, che tutte le tenevano mano. Ora, mentre che in diversi ragionamenti andavano aspettando l’ora de la cena, ecco arrivare a l’improviso la vedovella, la quale fu da la maritata cortesemente ricevuta. E dopo le consuete tra loro accoglienze disse la vedovella a la maritata: – Io ho inteso che vostro marito è cavalcato, e perchè sète sola, sono venuta cenare vosco. – Siate pure la benevenuta, sorella mia. – E poi alquanto