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PARTE TERZA
Egli mi sovviene d’aver altre volte letto in certe opere latine del nostro divino poeta messer Francesco Petrarca, che gli uomini che tengono servidori non ponno fallire a far modestamente sferzare i paggi fin che sono piccioli e non passano quatordici o quindeci anni, quando fanciullescamente errano, perciò che le battiture sono cagione di fargli emendare e divenire, di buoni, megliori. Onde disse il savio Salomone che chi non adopera la verga ha in odio il figliuolo; ma i servidori, che non si vogliono battere se non una volta: subito, pagandogli il loro servizio, mandargli con Dio e mai piú non gli ripigliare. Con i mori poi o schiavi comprati si faccia il medesimo, perciò che sono di pessima natura. Il che esser vero ci dimostrò a questi dí passati il moro di monsignor di Negri, abbate di San Simpliciano; il quale, avendo ricevuto un buffettone da esso abbate, la seguente notte gli segò le vene de la gola e l’ancise, ed era stato seco piú di trenta anni. E quando il perfido moro fu su il Broletto vecchio di Milano menato per farne publica giustizia, egli, ridendo, barbaramente diceva: – Squartatemi e fatemi peggio che sapete, ché se io ho avuto uno schiaffo, io me ne sono altamente vendicato. – Onde si può di leggero veder quanto periglioso sia ad impacciarsi con simil generazione. E di questa materia ragionandosi non è molto in casa de la signora Camilla Scarampa, e dicendosi che i genovesi l’intendono benissimo, perciò che avendo qualche schiavo o schiava che faccia