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Francesco, la quale fu ne li tempi suoi generalmente tenuta la più bella e onesta donna di Milano. Dimandatene a la signora Giacoma Macedonia, madre di questi nostri signori Attellani, se, quando ella da Napoli venne con la duchessa Isabella di Ragona a Milano, fu veduta la più bella e aggraziata donna in luoco veruno di quella. Onde per tutto Milano si soleva andar da tutti cantando questo motto: – Tre belle cose sono in Milano: il domo e il castello e la mogliere del frate Ghiringhello. – Si dimandava il padre di messere Gian Francesco «frate», perciò che essendo fanciullino fu per voto vestito da frate. E veramente egli e la moglie erano benissimo insieme congiunti, perchè furono due bellissime persone. Mi soviene adesso una breve istorietta a provare che in effetto lo irregolato e lascivo amore benda quasi e accieca coloro cui si appiglia. Ma non vi parrà per ventura così meraviglioso come il fatto del Ghiringhello, tenendosi communemente che le donne, per essere di temperamento più delicato, amino assai più focosamente che gli uomini. Vi dico adunque che, non molto dopo la morte di Foca imperadore, avenne ciò che narrarvi intendo. Cancano, re de li bavari, con grosso esercito tumultuosamente intrò ne la provincia del Friuli, con troncata e corrotta voce così chiamata dal Foro di Giulio, città nobilissima, de la quale era duca Gesolfo longobardo. Sentendo esso Gesolfo la venuta de li bavari, congregò quanti longobardi puotè avere, e animosamente col suo esercito andò contra Cancano. Fecesi una crudele e mortale battaglia, ove da ciascuna de le parti morirono molti e fu fatta effusione di sangue grandissima. I longobardi ebbero il piggiore e il duca Gesolfo nel sanguinoso fatto d’arme fu morto. Il bavaro, avuta la vittoria, ancor che gente molta nel conflitto perduta avesse, cominciò, per la provincia del Friuli discorrendo, roinare e abbrusciare tutti que’ luoghi, che pigliare poteva, barbaricamente, in ogni età e in ogni sesso usando la sua ferina crudeltà. Romilda, moglie che fu di Gesolfo, si ritirò con Rodoaldo e Germoaldo, suoi e di Gesolfo figliuoli, dentro la città del Foro de Giulio, la quale era inespugnabile, e quivi aspettava il soccorso de li longobardi, che per tutta Italia faceano de le genti sue uno grossissimo esercito. Cancano con la più parte de li suoi andò ad assediare quella città, con molto maggiore sforzo che speranza di poterla acquistare, sapendo come era di sito e da l’arte meravigliosamente fortificata, da numero conveniente di fortissimi commilitoni diligentissimamente guardata, e abondevolmente di vittovaglia fornita e proveduta,