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branco di pecore, si aventarono loro a dosso; e mal grado loro, prendendoli per li cappucci, se gli strascinarono in mezzo e, volessero o no, gli sforzarono saltare e bagordare, menacciandoli, se non facevano di brigata quelle pazzie che essino vedevano fare, che col capo avanti li gettariano dentro il corrente fiume. E gridando a piena voce: – Ballez, ballez, cordiglieri, – traendoli per le tonache e cappucci, miseramente li tormentavano. Veggiendosi li poveri religiosi condotti in mano di que’ ubriachi, e temendo non andare a bere nel fiume più acqua che non bisognava, posti tra l’incudine e il martello, elessero più tosto saltare secondo che quei giocavano, che essere mandati a pescare senza rete e senza canna con l’amo. Pensate che spettacolo pareva quello a vedere, tra più di trenta ebri mugnai, dui frati in cotale maniera bagordare e imperversare! Oh quanto sarebbero stati meglio que’ mugnai a Marseglia! vi so dire che averebbero fatto una brava fornitura a le galere del nostro re cristianissimo. Poi che assai i poveri religiosi travagliati e affaticati furono, fecero li mugnai portare del vino e cominciarono a tracannarne grandissimi bicchieri. Nè crediate che ci mettessero gocciola di acqua. Onde medesimamente furono astretti i frati a berne due grandi tazzone. A la fine, usciti de le mani di quegli asinacci, tutti stracchi, lassi, pieni di grandissimo sudore e mezzi storditi, più tosto che poterono si ridussero al loro monastero, e nel cospetto del loro guardiano presentati, li narrarono la grave sciagura che loro era intravenuta. Del che il buono guardiano ne prese grandissimo despiacere, sì come tanto disonesto caso e così poca riverenza, a l’abito e servi di san Francesco usata, meritamente ricercava. Ma, essendo persona attempata e saggia e di lunga esperienza, non volle correre a furia nè andarsi a querelare al magistrato de la giusticia; ma, deliberando prendere la lepre, come dir si suole, col carro, fece congregare tutti li suoi frati, che ordinariamente sono sempre più di quattrocento, e sotto pena di obedienza commandò loro che a patto nessuno di questo misfatto non devessero parlare con persona che si fosse; anzi se ci era chi loro ne facesse motto, mostrassero di non ne saper nulla e lasciassero la cura a lui di farne la condecevole e onesta vendetta. Considerava il buono vecchio e prevedeva che il volersi lamentare a la corte di parlamento era uno mettersi in bocca del volgo e forse publicare a tutto Parigi quello che forse a pochi era manifesto. Tuttavia andava pensando di ritrovare modo e via di dare uno bravo gastigo a quelli ribaldi e presontuosi e villani mugnai, che fosse senza fare tumulto ne la