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dar pace che si fosse piegata a parlar con lui di tale maniera come fatto avea, e che egli di quello modo risposto le avesse. Per questo si metteva in tanta furia che, come forsennata, non sapeva ove si fosse. Le veniva voglia di ancidersi e uscire di tanto fastidio. Da l’altro canto pensava di vivere, non per altro se non per altamente vendicarsi contra Carlo, chè per crudelissimo nemico lo riputava. Piagneva dirottamente la misera duchessa, e a’ suoi fieri pensieri non mettendo sosta, d’uno in altro travalicando, poi che lungamente, acciecata da disordinato appetito, ebbe farneticato e fatte due fontane di amarissime lagrime, rasciugati gli occhi, finse di essere inferma per non avere cagione di andar a cena col signore duca, al quale per l’ordinario Carlo serviva di darli bere. Il duca, che in vero amava la moglie molto teneramente, come sentì che ella era de la persona cagionevole, la andò a visitare e le dimandò come si sentiva. Ella disse: – Signor mio, io credo essere gravida e penso che la gravidezza mi abbia fatto distillare uno poco di catarro dal cervello, che mi fa qualche fastidio; ma passerà via. E il mio male non vuole medico, perchè noi donne si medicamo in queste discese meglio che non fanno li medici con le medicine loro. – E così, non volendo altrimenti medico, dimorò tre giorni menenconica fuor di modo. Intrò in capo al duca uno pensiero: che altro che la gravidezza fosse quella che teneva la duchessa in letto; onde, per ispiare meglio l’animo di quella, andò la notte giacersi con lei e le fece più vezzi e la carezzò più che mai fatto avesse. E veggendo che ella di continovo mandava fuori de l’appassionato petto focosi sospiri, via più si confermò ne l’openione che avea. Però, recatasela in braccio e più volte dolcissimamente baciandola, le disse: – Moglie mia cara, voi sapete molto bene quanto io vi amo, e che sopra pari bilancia pende la vita vostra con la mia, e che, morendo la vostra, la mia parimente morirebbe. Il perchè, se la vita mia vi è punto cara, che pure cara essere vi deve, egli conviene che voi mi discopriate per ogni modo la cagione di questi tanti vostri ardenti sospiri, perciò che non mi può intrar ne la mente che il tanto sospirar provenga da pregnezza alcuna che in voi sia. Sì che, anima e cor mio, ditemi che cosa è quella che vi affligge. – La duchessa allora, veggendo il suo marito sì ben disposto verso lei, pensò esser venuto il tempo di poter spargere il suo veleno contra l’innocente Carlo che tanto odiava; e baciando amorosamente il duca e in uno tratto dirottamente allargando il freno a le lagrime, con infiniti singhiozzi, snodando la lingua, così con languida voce a parlar