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Quindi potranno e uomini e donne imparare a non sottoporre così sfrenatamente il collo al giogo periglioso d’amore, che di modo restino incatenati che, volendo poi essere liberi, non possano l’intricato laccio a lor voglia disciogliere e anco romperlo. Dico adunque che in Borgogna, quando che tutta intieramente era da uno prencipe amministrata, fu uno generoso duca che aveva una assai bella donna per moglie, che, essendo la prima moglie morta, ne le seconde nozze sposò, la quale fu da lui sommamente amata, non conoscendo a pieno le condizioni di quella, che, essendo poco vertuosa, scaltritamente celava la sua perversa natura. Aveva il duca in corte per suo molto favorito uno gentiluomo, vertuoso e dotato di tutte quelle buone parti che a fare uno perfetto corteggiano si ricercano, di modo che per li suoi castigati costumi e cortese e gentilissima natura era da’ piccioli e grandi amato e riverito. Il duca, che da picciolo fanciullo l’avea allevato e nodrito, per le sue ottime qualità molto l’amava, e conoscendolo di sangue nobilissimo, ma de li beni de la fortuna poco ricco, gli aveva fatto del bene assai e donatogli alcune castella, fidandosi di lui in ogni affare come di se stesso proprio, in ogni facenda sua seco consigliandosi e sempre ritrovando il suo consiglio savio e buono. Or la nova duchessa, non si contentando degli abbracciamenti del duca, desiosa ritrovare uno che meglio le scotesse talora il pelliccione, e non avendo rispetto al grado ove era e a l’amore e ottime demostrazioni che il marito le faceva tutto il dì, avendo più e più volte posti gli occhi addosso al vertuoso giovane, che Carlo si chiamava, e quello essendole fora di misura piacciuto, sì per la beltà che in lui fioriva e altresì per le buone e lodevoli parti che in lui vedeva, oltra il dovere e ogni convenevolezza, non considerando l’onore suo nè del marito, che era sì alto prencipe, fieramente di Carlo si accese. Nè si poteva saziare di rimirarlo ogni volta che in destro le veniva, che era cento volte il giorno, perciò che egli mai non si levava dal lato del prencipe, che di perfetto core serviva e come uno dio terreno onorava. Non ardiva ella parlarli di amore, ma si sforzava con gli occhi e amorosi sospiri farlo capace de l’ardente fiamma che miseramente la tormentava. Ma il tutto era indarno, perchè Carlo altrove aveva i suoi pensieri e a cosa che ella si facesse non metteva mente. Per il che l’affocata donna, vinta dal suo libidinoso appetito, non si potendo più contenere nè aspettare di essere pregata, deliberò essere quella che le sue amorose e mordaci passioni a Carlo discoprisse. E, non le parendo poter con lettere sì bene esprimere l’amoroso suo fuoco come