Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
più cara assai, se io subito non veniva. Da tanti sì cari e sì dolci commandamenti astretto, lasciato da canto ogni altra cura, di lungo a Casalemaggiore me ne venni. Che dirò io de le umane accoglienze e amorevoli carezze, che fatte da tutti voi mi furono, che certamente maggiori essere non potevano? Ma non è pur ora che io comincio conoscere e isperimentare la magnanimità, cortesia, liberalità, amorevolezza e indicibile umanità e le carezze di questa eccellentissima e eroica casa di Gonzaga, avendone tante volte veduto e per isperienza toccato con mano tanti effetti. Quivi giunto, trovai che già di Lombardia, del Regno e di altri luoghi d’Italia erano venuti molti segnalati gentiluomini, baroni e gran personaggi a onorare le dette nozze, e tutti con somma tranquillità secondo li gradi loro agiatamente alloggiati. Erano di già cominciate le feste, dove chi ebbe voglia di danzare puotè di liggiero sodisfare al suo appetito, perchè sempre ci furono eccellentissimi sonatori di varii stormenti musicali. Si fecero anco di molti giuochi, che a la brigata diedero diletto grandissimo. Vi intervennero giocolatori e buffoni, li quali assai fecero gli spettatori ridere, di modo che il tempo si passava molto lietamente. Ora, essendo li caldi fora di modo eccessivi, per la stagione che così richiedeva, voi uno giorno ne l’ora del meriggie, trovandomi io assiso appo voi, vi levaste e mi prendeste per mano, accennando al signor Pirro e a la signora sposa e a molti altri che vi seguitassero; onde ci guidaste in una sala terrena meravigliosamente fresca. Vennero vosco molti signori e signore, e essendosi ciascuno, come in destro gli veniva, assiso, poi che si fece silenzio, voi così, cominciando a parlare, diceste: – Io vi ho, signori miei, levati fora di quella sala, perciò che oltra il caldo, che fa grandissimo, la turba di tanto popolo, che ci è concorso, con l’alito il reacnde vie più maggiore; onde penso che questa stanza, che è freschissima, sarà assai più salutifera per noi. E per essermi caduto ne la mente uno non forse cattivo pensiero, ho tra me deliberato, se a voi così parerà, che lasciamo li suoni in quella altra sala, e che noi qui ragioniamo di quello che più ci piacerà, per passare questa ora, per lo caldo da meriggie, molto fastidiosa. Se poi ci fosse alcuno di voi che avesse qualche bella istoria per le mani, che non fosse molto divolgata, e la volesse narrare, io mi fo a credere che tutta questa onorata compagnia più che volontieri se ne starebbe ad ascoltarla. – Rispuosero tutti che questo era stato uno ottimo pensiero e che si devea mettere