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gettatolo in uno pozzo, e poi io istesso trattomi dietro a duello. – A questa vituperosa risposta il duca Carlo, di giusta ira commosso, fece imprigionare Adolfo in Namur, e restituì, come era condecente, il vecchio Arnolfo nel ducato di Gheldria. Dimorando in prigione lo scelerato Adolfo, il duca Arnolfo suo padre, veggendosi essere vicino a la morte, fece testamento; e per mostrarsi grato del beneficio ricevuto, instituì il duca Carlo suo legittimo erede, avendo prima giuridicamente privato de la successione il figliuolo. E così il duca di Borgogna aggiunse a’ tanti suoi stati e provincie, che possedeva, il ducato de la Gheldria, e quello pacificamente tenne sino che fu da Renato duca di Lorrena e da’ svizzeri in battaglia campale morto. Allora quelli di Gantes cavarono di prigione Adolfo e lo condussero innanzi a Tornai, metropoli de li Nervii, e quivi vituperosamente, come meritava, lo uccisero, così permettendo nostro signore Iddio in vendetta del tristo trattamento e ingiurie che al padre fatte avea.


Il Bandello a l’illustrissima ed eccellentissima eroina


madama la signora Antonia Bauzia marchesa di Gonzaga salute


A le onorate e sontuose nozze, che a Casalemaggiore, diocesi di Cremona e vostro castello, così magnificamente celebraste, quando che a la vertuosa signora Camilla vostra figliuola deste per marito il valoroso barone il signore marchese de la Tripalda; a quelle nozze, dico, degnò con una umanissima lettera essa signora Camilla, essendo io in Milano, invitarmi e menacciarmi fieramente se io non veniva. E per dare maggior autorità a essa lettera, ci erano scritte cinque linee di mano vostra, commandandomi che io non mancassi di venire, perciò che nessuna mia iscusazione si sarebbe ascoltata. Era bene assai questa lettera a farmi volare per le poste, se io fosse allora stato gravissimamente infermo. Ma ecco che Gabriele staffieri una altra lettera mi diede, che anco scrissero li dui veramente veri eroi magnanimi vostri figliuoli, il signore Federico e il signor Pirro, li quali mi denonziavano la privazione de la grazia loro, a me a par de le pupille degli occhi miei e vie