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cui diede una sorella del duca di Borbone per moglie, e fece le nozze con grandissima pompa. Esso Adolfo pratticava molto intrinsecamente col duca Carlo di Borgogna, grandissimo nemico del duca di Lorrena e di svizzeri. Era Adolfo di pessimi costumi e fora di misura crudele e desideroso di dominare. Parendoli pure che il padre suo troppo tardasse a morire, ancora che lo vedesse quasi decrepito, ebro del disordinato appetito di farsi signore, non volendo a patto veruno aspettare il morire naturale di quello, corruppe molti servitori di detto suo padre; e apprestate le insidie, una sera, essendosi il povero vecchio ridutto a la sua camera per andare a letto, non temendo del figliuolo, – e chi teme il figliuolo?, – intrò in camera del padre l’empio e scelerato Adolfo con gli armati suoi, non meno di lui ribaldi e crudeli. E, violentemente prese lo sfortunato vecchio, e già disvestito e discalciato, come lo trovò, nefariamente lo mandò via quasi ignudo, ben che fosse di genaio, e lo fece condurre scalzo e a piedi cerca cinque miglia de le nostre, che sono più di venti italiane, a uno suo castello, ove in uno fondo di una fortissima torre, che lume alcuno non aveva, senza pietà lo imprigionò, quivi tenendolo per ispazio di sei mesi in gravissimi disagi. Il duca di Clèves in favore di Arnolfo suo cognato prese l’armi contra il nipote, e con danni del paese si sforzò di farlo liberare; ma nulla puotè ottenere. Vi si affaticò anco Carlo duca di Borgogna, per accordare il figliuolo col padre, e niente ottenne. Udita papa Sisto quarto così nefanda sceleratezza, mandò uno nonzio a Federico imperadore, padre di Massimigliano, e lo esortò a porre mano a sì enorme caso. Onde Federico e Carlo di Borgogna, intervenendo l’autorità del papa, fecero tanto che Arnolfo fu cavato di carcere. Ma, non volendo Adolfo dare al padre nè terre nè intrata per vivere, il povero vecchio ne la corte cesarea mosse lite contra il perfido figliuolo. Oltra poi la lite civile, ancora che fosse dagli anni de la vecchiaia rotto e stanco, e da la teterrima prigionia fore di modo afflitto, nondimeno, essendo di buona abitudine e di vecchiezza vivace e forte, aiutato da la generosità de l’animo suo, si offerse dentro uno steccato combattere col figliuolo. Il duca Carlo voleva che il titolo del ducato fosse del vecchio, con Grave, castello vicino a Brabante, che valea tre milia fiorini di Reno di intrata, e che altri tre milia Adolfo li desse di provisione; e a esso Adolfo rimanesse il resto del ducato. Il traditor figliuolo, udito questo, ebro di sdegno e forse anco di vino, disse: – Io, prima che fare questo accordio con Arnolfo, – nè degnò nominarlo padre, – vorrei più tosto, quando egli era in mio potere, averli fatto tagliar la testa e