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che con volontà e autorità di Cesare regnasse, sapendo l’imperadore meritamente essere con grandissima còlera adirato. Era appo li numidi Abdemalec, fratello di Muleasse, che appresso Ahemisco, regulo, in Numidia sempre dimorato si era e da lui benignamente ricevuto, dapoi che da Biscari, mediterranea città, quando i turchi la occuparono, se ne era fuggito. Questo mandò Tovarre a chiamare per farlo re. Non mancò Abdemalec a se stesso e a la offerta occasione, massimamente esortandolo Ahemisco numida e predicendo molti astrologi che egli senza dubbio veruno saria re e che ne la regale ròcca di Tunesi di morte naturale re se ne morirebbe. Avenne, mentre questo trattato si maneggiava, che Amida era partito da Tunesi, acquetati li tumulti urbani, e ito verso Biserta, acciò che colà riscotesse la intrata di uno lago molto abondante di pesce. Tovarre adunque, per non mancare a la data fede, rimandò a Tunesi il picciolo Schite. Arrivò poi di notte Abdemalec a la Goletta e fu da Tovarre graziosamente ricevuto. E parlato insieme di ciò che fare devesse, acciò che prevenisse le spie che non annonziassero a Tunesi la sua venuta, poi che ebbe lasciato uno poco riposare li cavalli, con la sua banda di numidi che condutti aveva se ne andò di lungo verso Tunesi, e per la porta Barbasueca intrò ne la città e andò di lungo a la ròcca. Non fu a la ròcca chi li facesse resistenza, pensando li guardiani che egli fosse Amida che da Biserta ritornasse. Si aveva Abdemalec a posta coperta la faccia con uno velo di lino, come è il costume degli africani, che ciò fanno per conservar il volto da l’intensissimo ardore del sole e da la fastidiosa polve. Intrò egli dentro il castello e si scoperse. Come i guardiani si avidero de l’inganno, diedero di mano a l’armi. Ma li soldati che erano con Abdemalec li diedero a dosso con grande impeto e il più di quelli ancisero, tra li quali Nanser Allà, siciliano di nazione e cristiano rinegato, che era castellano de la ròcca, fu de li primi, volendo far resistenza, a essere morto. Onde, smarriti, tutti gli altri non ebbero più ardire di opporsi a quelli che erano intrati, e così Abdemalec si insignorì de la fortezza. Sparsa che fu questa nova per Tunesi, concorsero li cittadini a la ròcca e salutarono re Abdemalec, il quale subito sotto buona custodia fece porre Schite, figliuolo di Amida. Poi ne la istessa forma si accordò con Tovarre, con la quale prima era colligato Muleasse, e pagò sei millia ducati per parte di stipendio a li soldati de la Goletta. Nè guari dopoi stette che, gravissimamente caduto infermo, acciò che confermasse le predizioni degli astrologi e matematici, il trigesimo sesto dì del suo regno se