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mi straziate piú. – Il duca ridendo gli diceva che ben farebbe. Ora il fatto andò pur cosí: che come vacava qualche prebenda e che Biagino la chiedeva, diceva sempre il duca che era data via. Su queste berte adiratosi il capitano, disse fra sé: – In fé di Dio che io ne farò una che si terrá al badile. – Avvenne in quei dí che essendo in monte di Brianza, ne la terra di Merate, vide un prete decrepito, il quale aveva in quei luoghi un buon beneficio. Onde il capitano, senza pensarvi troppo su, l’ammazzò e se ne venne di lungo a trovar il duca, che era a Cusago, luogo vicino a Milano tre o quattro picciole miglia; e subito giunto, domandò il beneficio. Il duca, secondo la costuma, gli rispose che era buona pezza che l’aveva dato via. Allora il capitano con alta voce disse: – Corpo di Cristo! cotesto non è possibile, perché non sono tre ore che io l’ho ammazzato, e qui me ne sono venuto su cavalli da posta sempre correndo – Restò il duca a questa voce tutto stordito; e Biasino, subito montato a cavallo, se n’andò alla volta d’Adda e passò su quello de’ veneziani ove, avendo ottenuta la pace dai parenti del morto, ebbe anco la grazia del duca e dapoi un beneficio per il suo parente. E tutto questo causò per la troppa famigliaritá che aveva il buon capitano col suo signore.


Il Bandello a l’eccellente filosofo messer
Gian Cristoforo Confalonero


Ancor che tutto il dí si ragionasse degli effetti de l’amore, e che tutti gli scrittori d’ogni lingua ne scrivessero tutto ciò che mai avvenne, non è perciò che qualche nuovo accidente a la giornata non si veggia. E certamente, quantunque l’uomo o donna sia d’ingegno rintuzzato e piú scemonito che non fu Domenico Lazarone, che comprò quante mascherpe erano in mercato per far bianca una sua colombara, come Amore vi mette dentro il suo caldo, lo riforma tutto di nuovo e fallo avveduto ed accorto. Pensate poi ciò che fa quando ad elevato ingegno s’appiglia. Ora, essendo una brigata di gentiluomini in casa della signora Leonora giá moglie del signor Scaramuccia Vesconte, in Pavia, messer Giacomo Filippo Grasso, giovine nobile e dotto e buon compagno, narrò una novelletta