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Alessandro Costa signore di Polunghera salute
Ritrovandosi il valoroso e splendidissimo cavaliere de l’ordine sacro di san Michele del re cristianissimo, il signor Cesare Fregoso, mio signore e tanto vostro amico, qui in Moncalieri, dove attendeva a farlo fortificare, vennero una mattina molti signori capitani francesi a desinare seco, come spesso fare solevano. E mentre che si disinava, di uno in altro ragionamento travalicando, si venne a ragionare de le cose del re di Tunisi; di maniera che furono dette cose assai de la fiera crudeltà che Amida, figliuolo di Muleasse re di Tunisi, contra esso suo padre avea usata. E, parendo pure una strana cosa che il figliuolo proprio contra il padre sì acerbamente fosse incrudelito, che non solamente gli avesse rubato il regno con manifesta tirannide, ma che anco l’avesse fatto acciecare, molte cose si dissero de la bestiale e inumana natura di quegli africani, in vero barbarissimi. Era quivi a desinare Gioanni da Turino, famoso capitano di fantaria, il quale allora, interrompendo quei che ragionavano, disse: – Signori miei, io ho qui meco uno prode e buono soldato marchiano, Marcello da Esi, che nuovamente è venuto di Africa, ove lungo tempo ha militato con gli spagnuoli, e con loro era a la Goletta, il quale vi saperà minutamente di tutti gli accidenti a Muleasse avenuti informare. – Allora il marchiano, pregato da quelli signori a raccontare il fatto come era seguìto, senza più farsi pregare, narró, subito che il disinare fu finito, l’istoria di che era richiesto. Io, che a tavola con gli altri era, la notai e quello istesso giorno descrissi, e mi deliberai in mente mia che col nome vostro in fronte andasse in publico. E così per riconoscenza, in parte, de le infinite da voi ricevute cortesie, ve la mando e ve ne faccio uno dono; onde vi prego che vogliate accettarla con quello animo buono e gentile che sempre solete. State sano.