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consiglio nulla determineria. Ma considera bene il caso tuo, chè altre prove ci vogliono a farci credere che tu sia il vero Baldoino. Tra tanto sotto pena de la vita ti commandiamo che tu ti ritiri in qual si sia luogo de l’Annonia, e non attenti cosa alcuna di nuovo, fin che chiaro non sia se tu sei Baldoino o no. A voi altri che lo seguitate, io vi commando, sotto la detta pena e confiscazione de li beni, che debbiate ritirarvi a le case vostre e non pratticare più con costui, che non sappiamo ancora chi si sia, nè darli favore in conto veruno. – A questo commandamento molti si partirono, chi in qua, chi in là. Alcuni pochi villani, che averebbero voluto vedere la provincia in tumulto per dirubare e fare del male, restarono con lui. Andò il presidente con li senatori a parlare a la contessa, e le disse il successo del tutto. Ella che sapeva di certo il padre essere morto, avendo già gustata la dolcezza del governare tanti popoli ed essere signora, non averebbe voluto se non per morte deporre così bella signoria. Intendendo poi che molti nobili fiammenghi, cui non piaceva di essere governati da una donna, andavano spargendo per la plebe che colui di certo era il vero Baldoino loro signore naturale, di modo che già quelli popoli, che di natura sono inclinati a far movimenti, cominciavano a tumultuare; il che vedendo, la contessa, subito ispedì al re Lodovico ottavo a fargli intendere il tutto. Il re, che sapeva certo Baldoino essere morto, fece con prestezza per uno araldo citare il nuovo falso Baldoino a la corte innanzi a sè con pene gravissime, e mandògli salvocondutto di andare e di tornare. Avuta il simulatore la citazione, si mise in camino e menò seco assai onorata compagnia di fiammenghi e anco di annòni. Presentossi poi innanzi al re e come a suo signore li fece riverenza. Il re allora così li disse: – Se noi non ti raccogliamo come conte di Fiandra e signor di Annonia, non ti devi meravigliare, perchè ancora non sappiamo con quale nome, a noi e a te convenevole, debbiamo appellarti, nè con quale accoglienza riceverti. Baldoino, conte di Fiandra e di Annonia e imperadore constantinopolitano, fu mio zio e de’ tempi suoi uno de li più nobili e vertuosi cavalieri che si trovassero, così ne le opere de la milizia come de la cortesia e altre meravigliose doti che in lui fiorivano. Onde io, per essere suo nipote, certificato de la morte sua, amaramente il piansi. Ben mi saria di grandissima contentezza se possibile fosse che questo mio zio, padre di madama Gioanna mia cugina, a casa se ne tornasse, se non è morto. E se morto è, come si sa che miracolosamente resuscitasse? Ora tu che vuoi darci ad intendere che tu sia il vero Baldoino, egli ti conviene con evidenti e chiari