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224 | parte quarta |
strazio, che in memoria d’uomini se ne parlasse, e sovra il tutto vendicarsi di modo, che dalla giustizia non potesse essere offeso, e nondimeno restasse negli animi di tutti che egli fosse stato l’autore dell’omicidio.
Fatta questa iniqua e ferma’ deliberazione, gli occorse in mente di usare il veleno: ma non sapendo come ne potesse avere, che non si fosse saputo, si levò da colale pensiero, come difficile e periglioso, e couchiuse tra so col ferro fare l’effetto. Ma perchè era podagroso e debole delle braccia e delle mani, conosceva le sue forze non essere gagliarde a perpetrare l’omicidio, e che era necessario avere compagno in simile effetto. Lasciava egli la cura del banco, come detto vi ho, a Gioseffo suo nipote, del quale non si volle confidare. Onde si rivoltò a un servitore che teneva, che era Romagnuolo, chiamato Giulio, al quale disse di voler ancidere il Deodati. 11 perfido e scellerato Romagnuolo, che era simile di natura al Turchi, si offerse di far tutto. I Gigli per onorare Simone, non conoscendo la sua malvagia natura, avevano in quei giorni datogli il compimento del banco, e mandatogli sovra ciò la carta di procura. Il perchè Simone, come procuratore dei Gigli, fece fare a nome di quelli, per mano di notaio pubblico, una scrittura, come i Gigli riconoscevano dalla signora Veruè quella somma di danari che ella al Turchi data aveva; del che ella rimase soddisfatta. Ora crescendo il desiderio nel Turchi ogni dì più di ammazzare Geronimo, avvenne un di che essendo egli in casa di una cugina della signora Vernò, vide una strana foggia di una sedia; la quale, come l’uomo su vi sedeva, subito il fondo di quella si calava in giù, e tantosto dalle parti dinanzi, ove l’uomo suole appoggiar le braccia, uscivano dal legno fuora due ferri grossi e forti, i quali discendevano tra le cosce del sedente per si fatto modo, che l’uomo vi rimaneva talmente inchiavato, che non si poteva movere, ne a patto veruno escirne fuora, se non ci era la sua propria chiave. Cotesta sedia si fece prestare il Turchi, e la fece portare a un giardino che teneva, ove spesso banchettava la signora Veruè ed altro. Avondo dunque deliberato prevalersi della detta sedia, un di, parlando col Deodati, li disse che al suo giardino egli aveva i più belli cavoli fiori che mai in Anversa si fossero veduti. Geronimo li dimandò se ne poteva avere, per metter anco egli nel suo giardino: cui il Turchi rispose che venisse quando voleva, e che ne sceglierebbe quelli che più li piaceriano. Ora non si curò il Deodali altrimenti andarvi, impedito forse da altri negozi. Il che veggendo Simone, un giorno disse di assai buon mattino al Deo-