non andassero troppo bene, reggendolo attendere negligentemente ai maneggi della mercatanzia; e temeva assai de’ danari, che nelle mani dati gli aveva a trafficare. Ed essendo stata avvertita da alcuni della nazione lucchese, ed anco da altri, stette molti dì sospesa tra due di fargliene motto. Alla fine si deliberò parlare col Deodati, e seco consigliarsi, e pregarlo caramente che in questo le dicesse il parer suo, e ciò che egli trovandosi a tal termine, ne farebbe. Onde un dì con molte parole in segreto seco ragionando, gli aperse l’animo suo; alla quale Geronimo in questa guisa rispose: Signora mia, perchè voi, la vostra mercè, ricercate in questo vostro urgentissimo caso il parere mio, a me parrebbe commettere un grandissimo errore, se io liberamente, essendovi quel leale e fedelissimo servidore che vi sono stato e sono, non vi dicessi quanto a me sinceramente ne pare che ricerchi l’utile vostro, e quanto io, se mio interesse fosse, ne farei. Voi mi affermate che molti della nazione mia, ed altri ancora vi hanno avvertita che voi dobbiate assicurarvi dei danari vostri che al Turchi commessi avete, lo sono certamente dello stesso parere, e quanto più tosto, tanto meglio. Onde una delle due cose vi consiglio che dobbiate fare, cioè che vi facciate dar essi danari, o vero che i Gigli, mercatanti reali e da bene, tutta la somma di essi, col guadagno seguitone questi anni, riconoscano da voi. Piacque sommamente il savio consiglio alla signora Veruè, e si deliberò metterlo in esecuzione. Onde presa la opportunità, scoperse a Simone il desiderio suo, dicendogli che a questo era stata consigliata da molti, e massimamente da’ Lucchesi; e, per quanto affermano alcuni, ella nominò il Deodati. errore in vero grandissimo è, nessuna cosa che essere debba Segreta, dirla a donne; perchè in effetto il più di loro male sanno tacere, ove elle veggiano nulla di profitto. Onde Catone Censorino soleva dire di nessuna cosa aversi più da dolere, che se cosa alcuna che dovesse essere tenuta segreta, l’aveva a una donna detta. Si sa che ordinariamente quasi tutte le donne sono ambiziose, e si persuadono tutte di saper viepiù di ciò che sann<>. ( tutte bramano di essere credute che siano di grandissimo governo; e spesse volte alcune di loro si lasciano uscire di bocca, che se avessero la bacchetta in mano, sapriano assai mèglio reggere uno Stato che gli uomini. Ed io voglio credere che talvolta dicano il vero, alla barba di molti uomini di così poco ingegno e poca capacità nelle cose virtuose, che non vagliono l’ac [uà che essi logorano a lavarsi le inani. Ma io non vo’ora entrare;i sindicare nè gli uomini nò le donne; con ciò sia che mia madre