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novella i. 221

si vedria un ardente vaso, come un’olla piena, quando gran fuoco le è acceso sotto, e raggirandosi sossopra l’acqua ardentemente bolle. Cos’i andava sossopra l’animo del Turchi, ed ora una cosa pensava ed ora un’altra, travagliando tuttavia; e tutti i pensieri suoi erano pure a morte e rovina del Deodati. Dissimulava però, come un altro Sinone, la sua pessima e fuora di ogni misura arrabbiata volontà di fare del male; e diceva che Geronimo si ingannava, perchè egli era ben buono a negoziare da sè. E perseverando tutti due con molti altri a corteggiare la signora Venie, a poco a poco cominciarono a rappacificarsi, e pareva che fossero divenuti buoni amici. Essa signora Veruè, acciocchè apertamente dimostrava, faceva più favore al Turchi che agli altri, o fosse che più le piacesse, o perchè largamente, quanto aveva, le donava; che in effetto egli vi spendeva assai, e pitiche il grado suo non comportava. Credevano alcuni che Simone godesse del suo amore, secondo che gli uomini sono più facili a credere il male che il bene. E per dire ciò che io ne udii essendo in Anversa, tutte erano sospizioni d’invidiosi e maldicenti. Ora, che che se ne fosse cagione, il Turchi tanto seppe dire e fare, e si bene cicalare, che persuase essa signora, e le fece vendere una parte de’ suoi beni, e mettere i danari in banco a guadagnare, mostrandole con efficaci ragioni il gran piofitto che ne caverebbe. Si lasciò ella consigliare, e pose in vendita del suo per quattro o cinque mila scudi; e tutto avuto contante diede in mano al Turchi. Simone, avuta questa buona somma di danari, fece compagnia con Vincenzo Castrucci lucchese, e cominciò fare qualche traffico. Ma per potere meglio corteggiare la signora Veruè, lasciò la cura del banco a Gioseffo Turchi suo nipote. Durò la detta compagnia circa tre anni, e per la morte del Castrucci si disfece. In que’ tempi, essendo Simone reintegrato assai, per quanto appariva, nell’amicizia col Deodati, non dopo molto esso Turchi il richiese che fosse contento prestarli tre mila scudi per Ispagna. Il che Geronimo, che andava buonamente, e come si dice, alla carlona, fece molto volentieri, e al tempo statuito ne ebbe il debito pagamento. In questo mezzo il Turchi fece compagnia con i Gigli lucchesi, che in Anversa avevano banco; e di giorno in giorno Geronimo aspettava la moglie che presa avea, che era figliuola di Gian Bernardini nobile lucchese; e tuttavia andava a visitare la signora Veruè, che li faceva assai buona accoglienza, trattandolo da amico e non da servitore, poichè intese lui avere presa moglie. Venne essa signora Veruè, non so come, in non picciola sospizione che le cose del Turchi