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casa; e cosí la ritennero. E lavorandosi dai muratori, gli impose che quivi ove era sepellito il morto, non cavassero; e questo tante volte e sí efficacemente gli imponeva, che uno di loro entrò in sospetto che alcuna cosa lá non fosse ascosa. Il perché, essendo la povera donna a messa, colui si mise a cavargli e poco andò sotto che trovò il corpo, che ancora a le fattezze e a’ panni fu conosciuto. Il che da la giustizia inteso, fu la donna sostenuta, la quale senza aspettar tormenti confessò il tutto come era seguito. Né le valse ad escusazione sua allegare la malignitá de la vita del marito e le percosse che ogni dí le dava, e provar per tutta la vicinanza ciò che diceva, ché il senato di Roano giudicò che fosse decapitata. Ella, udita la determinata sentenza, si dispose al morire divotamente e da buona cristiana. Poi adunque che si fu al sacerdote con grandissima contrizione confessata, con general compassione di tutti le fu publicamente mozzo il capo. Onde vedete a che malvagio fine la gelosia del marito e l’ira de la moglie l’uno e l’altra condusse.


Il Bandello al gentilissimo

messer Galeazzo Valle vicentino

La novella che questi dí fu narrata ne l’amenissimo giardino dei nostri signori Attellani del piacevolissimo soldato Uomobuono, che da tutti è chiamato Cristo da Cremona, ci fece assai ridere, sí perché ella ha in sé non poco di risibile, ed altresí perché il modo e i gesti che Uomobuono faceva, e il suo puro e nativo parlar cremonese ci incitavano forte al riso. E voi, tra gli altri che quivi si trovarono ad udirla, rideste la parte vostra assai saporitamente. Io, partito che fui dal giardino, subito la scrissi, e pensando a cui donar la devessi, voi subitamente mi occorreste, parendomi che udendola narrare se tanto e sí di core rideste, che descritta e al nome vostro intitolata non vi debbia dispiacere. Ché veramente cotesti animali sono di natura loro molto ridicoli e fanno mille atti piacevoli; ma talora sono malvagi e fastidiosi, come avvenne questi anni passati qui in Milano ad un povero contadino, che forse in vita sua non deveva aver veduto simie giá mai. Aveva il signor Antonio Landriano, che fu tesoriero de lo sfortunato duca Lodovico