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bel modo rimedii a tutte le azioni di quella. Il batter le mogli e con pugni e calci senza pettine carminarle, o buone o triste che siano, le mette in disperazione. Se son triste, vanno di mal in peggio e s’ostinano di voler fare tutto il contrario di quello che il marito vuole. Se elle sono buone, quando si veggiono a torto esser battute, è tanto e lo sdegno e il furore che entra loro in capo, che si deliberano di mandar i mariti in Cornovaglia. Ci sono di quelle che, o per natura o per creanza o per elezione, subito che conoscono la costuma del marito, e a conoscerla vi mettono ogni cura, a quella in tutto si sanno accomodare e si sforzano la volontá del marito far sua e voler tutto ciò ch’egli vuole. Per questo elle non faranno cosa che al marito dispiaccia giá mai. A queste non ha bisogno il marito di far molte prediche né di troppo ammonirle. Basta assai che egli le accenni il voler suo una volta sola. E chi s’abbatte in moglie di cotal ottima natura, se egli è uomo da bene e tratti quella come si conviene, si potrá veramente dire che costoro averanno la piú tranquilla e la piú beata vita che si possa nel matrimonio desiderare, perché beato e felice è quel letto ove non sono questioni. Ma bisogna anco che il marito pensi che la moglie non gli è mica data per fantesca né per ischiava, ma per consorte e per compagna. Onde le deve far buona compagnia in ogni tempo, vestirla da par sua, secondo le facultá che egli ha, e dargli quella onesta libertá che al grado suo conviene, ed avvertire di tener sempre il mezzo, perché la vertú consiste nel mezzo e gli estremi ordinariamente sogliono esser viziosi. Sovra il tutto poi, e questa fia l’ultima conchiusione, avvertisca con sommissima diligenza di non ingiuriar la moglie con amar altra donna che quella. Tutte l’altre ingiurie fatte loro costumano le mogli assai con prudenza tolerare; ma veder l’acqua, che il loro giardino deveria innaffiare, stillar altrove, questa è la scure che taglia lor il capo e che non vogliono a verun patto sopportare. Egli mi sovviene aver altre volte udito ad un amico dire che, intendendo una gran gentildonna che suo marito ardentemente amava la moglie d’un altro, che fuor di misura adirata, disse: – A la croce di Dio, se mio marito cercherá altro pertugio che il mio per suo fratello, io per mia sirocchia mi procaccerò d’altra caviglia che de la sua. – Vi dico adunque, signori miei, che in Roano fu a’ nostri dí una buona donna, la quale si maritò in un malvagio uomo, che era giocatore, bestemmiatore, geloso e pieno di molti altri vizii; il quale, oltra che tutto il dí buttava via il suo e ciò che la donna in casa recato aveva, si dilettava piú de le donne altrui che de la