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quelle contrade di grandissimi danni, aspettandosi ogni dí peggio, con vituperio indicibile di tutta cristianitá, che oggimai è stata ridotta in un cantone de l’Europa, mercé de le discordie che tra i prencipi cristiani si fanno ognora maggiori. Quelli che deveriano opporre il petto a le forze e crudeltá turchesche, tanto sangue cristiano hanno sparso, che saria stato bastante a ricuperare l’imperio di Constantinopoli e il reame di Gierusalem. Tra gli Angioini ed Aragonesi quanti fatti d’arme nel regno di Napoli fatti si sono, di modo che bene spesso Napoli in poco tempo ha tre e quattro signori cambiati? Milano ora dagli Sforzeschi ed ora da’ francesi ed ora da’ spagnuoli s’ha veduto comandare. In Ispagna i popoli hanno preso l’arme contra i suoi governatori; parte di Navarra da la casa di Lebretto è passata ne le mani degli Aragonesi, e tutta Spagna a’ tedeschi è soggetta. Il sangue proprio de la casa reale al re suo di Francia è stato rubello, e il duca di Borbone, fuggito dal re, a l’imperadore s’è accostato. Abbiamo veduto il gran pastor di Roma, di tedeschi e di spagnuoli prigione, aver la libertá comprata da Carlo imperadore, e Roma crudelissimamente essere stata saccheggiata, spogliate le chiese, violate le monache, e tutte quelle crudeltá essercitate che si possano imaginare, di modo che i gotti altre volte furono piú pietosi. L’Alemagna, tra sé divisa, si va consumando con le sue Diete. L’imperadore e il re di Francia ora sono in guerra ed ora in tregua, e pure accordio non si vede. I veneziani sono stati sforzati a comprar la pace dal Turco e dargli parte de le terre che in Levante s’avevano acquistate. Il re d’Inghilterra, tributario de la Chiesa, e che cosí dotta e catolicamente ha scritto contra gli errori a’ nostri dí nati, da le proprie passioni e disordinati appetiti vinto, s’è a la Chiesa ribellato e fattosi capo di nuova eresia, suscitando ne l’isola una nuova setta e un nuovo modo di vivere non piú visto o udito. E certo noi possiamo dire che pochissime etá hanno veduto cosí subite mutazioni come noi veggiamo tutto il dí, né so a che fine le cose debbiano terminare, perché mi pare che andiamo di mal in peggio e che tra’ cristiani sia piú discordia che mai. Ragionandosi adunque de l’esser de la nostra etá e de le molte mogli che il re d’Inghilterra s’ha preso, messer Liberio Almadiano, viterbese, che lungo tempo aveva praticato in Inghilterra, narrò il tutto brevemente. Il che avendo io scritto e ridutto al numero de le mie novelle, l’ho voluto publicare sotto il vostro nome, come testimonio de l’amicizia che, poco è, in Linguadoca tra noi s’è cominciata. State sano.Novella LXII