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questa sua pratica, cominciò a venir al basso e parlare de le cose de l’amore. Al che la vicaria dava poca udienza, del che egli si mostrava restar molto di mala voglia. Nondimeno da l’impresa punto non si ritraeva, ma piú di giorno in giorno si mostrava d’arder per lei. E perché le povere monache lavavano i panni dei frati fin a le brache, egli talvolta dava le sue brache a lavare, che erano stranamente ricamate a la damaschina con certi parpaglioni su, che averebbero fatto stomaco a Guccio porco. Né ad altro effetto fra Filippo dava le brache cosí ricamate se non che, veggendole la sua amica dipinte di quel modo, si movesse a pietá di non lasciarli gettar via l’umor radicale, ma fosse contenta di prestargli il mortaio, a ciò che esso potesse pestarvi dentro col suo pestello la salsa. Insomma non poteva fra Filippo far cosa che gli profitasse. Per questo si deliberò non parlar piú in zifera, ma apertamente dirle il suo bisogno. E cosí, pigliata un giorno la oportunitá ed entrato seco in varii ragionamenti, a la fine le disse: – Madama, io piú e piú volte mi sono apposto per farvi conoscer l’amore ch’io vi porto e la tormentosa passione che per voi soffro; ma voi non m’avete mai voluto intendere, di modo che, veggendomi da soverchio tormento morire, sono sforzato gittarmi a’ piedi vostri ed umilissimamente chiedervi mercede e supplicarvi che abbiate pietá di me, perciò che io non posso piú durare in queste passioni. – La monaca, che poco di lui e meno de le sue ciance si curava, gli rispose che egli le pareva un pazzo a dir simili materie e che in altro pensasse. Fra Filippo, che averebbe voluto appiccar la coda a la cavalla di compar Piero, le rispose e le disse: – Madama, voi non fate se non dire, e non sentite ciò che sento io. Ma se la cosa vostra vi desse la metá fastidio che fa quel mio diavolo che ho tra le gambe, voi pregareste me, ove io ora sono astretto a pregar voi; ché vi giuro per lo battesimo che ho in capo, che tutto il dí e tutta la notte egli mi sta dritto e duro come una cavicchia di ferro, e mi dá tanta passione che io nol posso sofferire.– Sentendo queste pappolate, la monaca quasi mezzo adirata gli disse: – Fra Filippo, se voi non lo potete sofferire, vostro sia il danno: andate e tagliatevelo via, e sarete libero dal tormento che dite che vi dá. – Si partí molto di mala voglia messer lo frate, ed entratogli il diavolo nel capo, se n’andò a la sua camera, ed avuto, non so come, un rasoio, prese un laccio e quanto piú stretto puoté con dui e tre nodi si legò vicino ai testimoni il membro, e col rasoio in un tratto via se lo tagliò tutto netto. E non sentendo ancor dolore, perciò che la stretta legatura