Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
suo suocero, che con la guarnaccia indosso bianca, come è costume dei nostri beccari, svenava un vitello, essendo insanguinato fin al cubito. Non vi par egli gran nuova che un gentiluomo, e de la casa Vesconte, abbia voluto imparentarsi con uno che faccia il macello? Io per me non mi vi so accordare, e se simil femina avessi per moglie, mi paria che sempre putisse di beccaio e credo che mai non osarei alzar il capo. – Ridemmo tutti del faceto detto del signor Azzo, quando messer Pietro Crescente, astrologo del nostro signor Alessandro, disse: – Signor Azzo, cotesto vostro parente, certo, se volete dir il vero, deveva esser piú mio parente assai che vostro, cioè intendetemi sanamente, deveva esser molto povero. Dodici mila scudi farebbero ridere il piú grandissimo malinconico che si truovi. Fa il vostro parente pensiero tra sé che egli è nobilissimo e che la nobiltá de l’uomo non mai dipende da la donna, ma l’uomo è quello che fa nobilissima la donna; di modo che questa vostra parente non è oggi piú beccaia ma è nobilissima, e per tale la devete voi tenere. Né questo atto è cosa nuova. Il nostro messer Galeazzo Calvo, sovranominato Marescotto, s’innamorò d’una ortolana, e la prese per moglie e n’ebbe figliuoli di grandissima stima, che tutti furono, con i figliuoli loro, sono e saranno Marescotti e non ortolani. – Alora messer Girolamo Cittadino: – Cotesti, – disse, – non sono miracoli. Io credo che i signori conti Borromei siano nobili e dei ricchi feudatari de lo stato di Milano. Nondimeno il conte Lodovico a’ nostri dí non s’è sdegnato di pigliar per moglie una figliuola d’un fornaio, e tuttavia i figliuoli suoi non sono in conto alcuno meno nobili che si siano quelli del conte Lancilotto suo fratello, che prese per moglie una sorella del signor Antoniotto Adorno duce di Genova. Non si dice anco che uno dei marchesi di Saluzzo prese una villanella per sua donna, e i figliuoli che nacquero non restarono per questo che non fossero marchesi? Sí che se il Vesconte ha preso costei, l’ha fatto per bisogno del denaro. Io ho sentito dire piú volte al signor conte Andrea Mandello di Caorsi che, come una donna passa quattro mila ducati di dote, che si può senza dubio sposare, se bene fosse di quelle che dánno per prezzo il corpo loro a vettura lá, di dietro al duomo di Milano. Credetelo a me, che oggidí, chi ha danari pur assai, è nobile, e chi è povero è riputato ignobile. Io veggio quel povero vecchio, il Vescontino, che è pure uscito del vero ceppo dei Vesconti, e nondimeno, perché è povero e va con duo secchi in collo vendendo olio per la cittá, è tenuto vile e non n’è fatta